L’Università Cattolica è diventata membro del BICE (Bureau International Catholique de l’Enfance). Un risultato che consentirà al nostro ateneo di far parte di una rete che opera a favore della protezione dei diritti dell’uomo, con particolare riguardo ai diritti dei bambini, con il supporto dell’UNESCO, dell’UNICEF e del Consiglio d’Europa.

«La Cattolica parteciperà, così, attivamente all’evento Mobilitazione per l’Infanzia 2011-2012 che si svolgerà alla fine del 2011 e all’inizio del 2012» spiega Cristina Castelli, psicologa dello sviluppo dell’Ateneo e autrice di molte pubblicazioni sullo sviluppo del bambino e da poco anche membro eletto del Consiglio d’amministrazione del BICE.

«Sono tre - spiega la Castelli - gli aspetti che svilupperemo in quanto membri del BICE: primo, fare ricerca sulla capacità del bambino di ritrovare la propria autostima per far fronte alle ferite inflitte dalla vita; secondo, offrire agli studenti di Psicologia, Scienze della formazione e del master in Relazioni d’aiuto in contesti di vulnerabilità e povertà nazionali e internazionali la possibilità di partecipare a progetti di aiuto ai bambini; terzo, contribuire alla formazione dei membri del BICE attraverso conferenze e seminari».

La fabbrica dei talenti: affrontando le situazioni d’emergenza con un modello di intervento basato sulle attività simbolico – espressive, è il progetto presentato a Parigi lo scorso 23 maggio da Cristina Castelli, riguardante il diritto all’educazione dei bambini che vivono in strada. La proposta è di salvaguardare una struttura sicura per i bambini, promuovere attività creative ed espressive che aiutino i bambini a rinforzare le proprie capacità interne ed esterne, e ad affidarsi ai valori chiave come la realizzazione dell’identità e dell’autostima. Il target delle pratiche di sperimentazione saranno tre: bambini e adolescenti che vivono in una condizione socio-culturale sfavorevole a Milano, bambini in contesto di estrema povertà in Mozambico, Cambogia e Honduras e bambini che abitano in regioni colpite da disastri naturali come lo Sri Lanka, Haiti, il Cile e l’Abruzzo. Il progetto, la cui durata può variare da alcune settimane a tre anni, include, oltre alla formazione permanente degli insegnanti, la creazione degli strumenti di supporto e le guide delle attività, anche il coinvolgimento dell’intera comunità circostante che dovrà delineare gli obiettivi da raggiungere propri di ogni zona.