Il tavolo dei rekatori. Da sinistra Fausto Colombo, Antonio Preziosi, Guido Merzoni e Alberto Quadrio CurzioInformazione e crisi, un binomio che spesso non va di pari passo. Nei momenti più critici per  l'economia o la politica, i giornalisti rischiano di mettere da parte le necessità dei cittadini. E l'informazione come servizio pubblico inizia a fare acqua. Da questo assunto nasce Radiocronaca di una crisi, il volume edito da Rai Eri e scritto da Antonio Preziosi, direttore di Radio Uno e del Giornale Radio Rai, con premessa di Antonio Catricalà e la prefazione di Alberto Quadrio Curzio. Preziosi, ospite il 21 maggio in largo Gemelli, con Guido Merzoni, preside della facoltà di Scienze politiche e sociali, Fausto Colombo, docente di Teoria della comunicazione e dei media e lo stesso Quadrio Curzio, emerito di Economia politica e vice presidente dell'Accademia dei Lincei, precisa: «La molla che mi ha spinto a scrivere questo libro è la necessità di riflettere sul ruolo dell'informazione del giornalismo economico, fondamentale in questo stato di crisi».

La riflessione nasce dalla consapevolezza che il giornalismo, specialmente il servizio pubblico, ha prima di tutto un ruolo educativo per informare in modo chiaro e completo: «Partendo da questo presupposto, l'estate scorsa, quando la crisi economica aveva raggiunto il picco, con il professor Quadrio Curzio ci siamo inventati per Radio 1 il programma "Le pillole di economia": ogni mattina spiegavamo un nuovo concetto, una nuova parola associata alla crisi. In questo modo siamo riusciti ad alfabetizzare gli ascoltatori su di un tema complesso come quello economico».

In questo senso, un ruolo molto importante lo gioca la Rai: secondo Preziosi, proprio i periodi di crisi, siano essi economici o politici, mettono in evidenza la differenza tra informazione professionale e comunicazione approssimata. Ed è proprio in questi casi che il servizio pubblico assolve la sua funzione di osservatore super-partes e che, come obiettivo, ha quello di informare e farsi capire dai propri spettatori/ascoltatori. La crisi, inoltre, diventa un momento di riflessione sul modo di fare informazione, aiutando a superare quella che Preziosi definisce "la tentazione del provincialismo", dando al giornalismo Rai un respiro più ampio, più europeo: «Abbiamo scoperto - rivela - che di questo male soffriva anche la stessa stampa europea. Dell'Italia, per esempio, si parlava solo in termini negativi, tralasciando tutti gli aspetti che caratterizzano in positivo il nostro Paese. Proprio per questo, abbiamo capito che noi per primi dovevamo promuovere un'informazione più ampia, che guardasse all'Europa in maniera più approfondita».

Antonio Preziosi torna più volte sul ruolo cruciale dell'informazione nel racconto della crisi: «L'informazione, in questi frangenti, si trasforma in una cassetta degli attrezzi a disposizione dei cittadini per scardinare la crisi stessa, per conoscerla e affrontarla nel migliore dei modi. Tenendola nascosta, evitando di parlarne, infatti, si dà solo l'impressione apparente che non esista, facendola diventare molto più pericolosa e devastante». Per evitare ciò è fondamentale il rispetto che i giornalisti devono avere nei confronti di quello che Preziosi definisce il cittadino/editore. Idea secondo cui tutti i giornalisti, in special modo coloro che esercitano questa professione nel servizio pubblico, debbano rispondere del proprio operato ai cittadini, che hanno il diritto di essere informati.

Dando un ulteriore sguardo alla realtà economica, il direttore di Radio Uno vede in Papa Francesco un perfetto testimonial anti-crisi: Papa Francesco ha portato una ventata di novità. Ha rinunciato ai simboli della ricchezza, lanciando messaggi forti contro la corruzione e la speculazione, ribadendo l'importanza dell'essenzialità rispetto al superfluo. Un'ottima ricetta anti-crisi.