Il professor Forti con il presidente della Corte d'Appello di Milano CanzioIl diritto non è stato finora in grado di dare una risposta appagante alle vittime di errori medici. Solo un’esigua percentuale delle cause intentate contro sanitari finisce con la condanna. Eppure il medico per anni è vittima delle conseguenze negative, non solamente sul piano reputazionale, che il processo penale produce. Solo attraverso una “contaminazione di saperi” il problema della colpa medica può essere affrontato in modo idoneo.

La letteratura e la narrazione si presentano come possibili strumenti, da un lato, per operare una migliore diagnosi e somministrare una cura più idonea, dall’altro, per diminuire il contenzioso. Con l’espressione “medicina narrativa”, Narrative Based Medicine (NBM), s’intende, infatti, un approccio medico capace di assorbire modalità di rappresentazione e narrazione della realtà, un approccio che enfatizza l’attenzione al caso singolo proprio a partire dalla narrazione che il paziente fa della sua patologia al medico. Si tratta di una concezione dell’attività medica che dovrebbe essere valorizzata e affiancata alla Evidence Based Medicine (EBM), in quanto, oltre a produrre effetti positivi sotto il profilo diagnostico, garantisce e rafforza la serena e fiduciosa alleanza tra medico e paziente e riduce le possibilità di contenzioso, poiché, da una parte, rende maggiormente consapevole e quindi potenzialmente più efficace la prestazione medica, dall’altra, favorisce il riconoscimento reciproco e l’empatia tra le parti scongiurando l’insorgere di conflittualità.

Il contenzioso giudiziario in materia di responsabilità medica è attualmente così elevato sia per effetto dell’«assioma della perfezione», che sembra pervadere la nostra società, sia per effetto di quella diffusa forma mentis di tipo accusatorio che tende a focalizzare l’attenzione sulle colpe individuali ignorando gli errori organizzativi e impedendo così che questi ultimi possano essere rilevati ed evitati in futuro.

Un momento della tavola rotondaPer tentare di fornire risposta ai molti problemi che la materia della responsabilità medica pone agli studiosi di vari settori disciplinari, il Centro studi “Federico Stella” sulla giustizia penale e la politica criminale (Csgp) ha elaborato un Progetto di riforma della disciplina della responsabilità medica, pubblicato in G. Forti - M. Catino - F. D’Alessandro - C. Mazzucato - G. Varraso (a cura di), Il problema della medicina difensiva. Una proposta di riforma in materia di responsabilità penale nell'ambito dell'attività sanitaria e gestione del contenzioso legato al rischio clinico, Edizioni Ets, Pisa, 2010, i cui punti principali sono stati trattati nel corso della tavola rotonda Responsabilità medica, medicina difensiva, medicina narrativa presentata nell’articolo a lato.

Si è, infatti, concentrata l’attenzione sulla definizione normativa di trattamento medico-chirurgico adeguato prevista nel Progetto, a cui si affianca la previsione della limitazione della responsabilità ai casi di colpa grave, vera e propria “norma pilota” in quanto introdotta per contrastare il fenomeno della medicina difensiva, ma che potrà fornire in futuro spunto al legislatore per disciplinare altre materie in cui emergano problematiche analoghe. Tale limitazione di responsabilità, accompagnata da un percorso di giustizia riparativa, che sia finalizzato a impedire che l’errore medico si ripeta e a ricucire l’alleanza medico-paziente incrinatasi dopo l’intervento, è infatti indispensabile per uscire dalla “spirale” della medicina difensiva e quindi per tutelare al meglio il bene della salute.

Secondo quanto previsto dal Progetto, qualora l’esito del percorso di giustizia riparativa sia positivo, vale a dire qualora si assista a un lavoro sull’errore che consenta di correggerlo e ad attività conformative concrete, volte a evitare che quell’errore si ripeta, il reato commesso si estinguerebbe. I programmi di giustizia riparativa servirebbero, inoltre, a recuperare quell’attenzione al paziente la cui mancanza è spesso all’origine dell’errore. L’elevata complessità dei processi per colpa medica rende altresì necessaria una riforma della disciplina processuale dei consulenti e dei periti, con l’istituzione di specifici albi divisi per aree di specializzazione.

Il Progetto del Csgp pare in grado di «conciliare la filosofia della lungimiranza organizzativa con la necessità di rispondere all’errore medico anche sul piano giuridico». In molti settori del diritto penale, infatti, si avverte sempre di più la necessità per il diritto di aprirsi ai contributi che altre discipline possono fornire. In particolare, in tema di colpa medica, un apporto conoscitivo di indubbio valore può derivare dalla scienza dell’organizzazione, la quale, studiando l’errore e le sue cause nelle organizzazioni complesse, può indicare come impedire il ripetersi dei medesimi errori.

L’incontro conclusivo del ciclo è stato occasione per presentare il volume G. Forti - C. Mazzucato - A. Visconti (a cura di), Giustizia e letteratura - II, Vita & Pensiero, Milano, 2014 - , che racchiude saggi di giuristi e letterati che si sono confrontati sui significati di Giustizia emergenti da grandi opere durante il terzo e il quarto Ciclo seminariale tenutisi negli anni accademici 2011-2012 e 2012-2013.