Dalla collana "100 pagine 1000 lire" ai "Live" di oggi a 0,90 centesimi, che arrivano a occupare diverse posizioni della top ten di libri venduti (7 su 10): tanto che, per alcuni giornali, verrebbero "censurati" nelle classifiche. È il modello di business della Newton Compton, casa editrice romana fondata nel 1969 da Vittorio Avanzini, che oggi guida ancora la sua azienda insieme al figlio Raffaele.

«Il libro non è per pochi eletti, ma deve contribuire a creare cultura in tutti i modelli sociali», dice l'editore che ha imparato a fare questo mestiere nell'epoca degli economici, lanciati nel mercato nell'aprile del 1965 dalla Mondadori con gli "Oscar": primo numero Addio alle armi e così Hemingway si ritrovò nelle edicole accanto ai rotocalchi, con in vista il prezzo di 350 lire. La politica dei prezzi è da sempre alla base della rigogliosa azienda editoriale romana, che non disdegna le mode, i gusti di un pubblico più vasto di quello tradizionale, forse meno intellettuale ma vorace: «La capacità di ascoltare i bisogni dei lettori, dettati anche dalla moda, è alla base del nostro lavoro» e la qualità non viene meno, avvisa Avanzini confortato dal successo di vendite e dall'affetto degli aficionados, meno dai critici: «Ma la migliore critica - commenta - è quella dei lettori».

 

 

D'altronde i modelli che Vittorio Avanzini ha in mente sono più che blasonati: «La storia di Elsa Morante uscì nei tascabili dalla prima edizione e fu un grande successo per l'Einaudi». E poi non dimentica l'importanza della distribuzione, settore che va ancora razionalizzato ma che ha già vissuto la sua rivoluzione negli anni '60: «Negli anni cinquanta le librerie erano delle cattedrali dove si aveva quasi paura a entrare. Poi è arrivato Feltrinelli ma fu osteggiato dall'Associazione dei librai che volevano imporre la chiusura il sabato pomeriggio: proprio un'altra epoca». La sensibilità del commerciante, la passione fin da bambino per Salgari che lo ha fatto innamorare dei libri, delle storie, e la volontà netta di trasmettere la passione per la lettura alla maggior parte delle persone disposte a farsi raggiungere: «Il potenziale lettore deve inciampare sul libro - afferma Avanzini -, è nostro compito essere presenti il più possibile nei vari canali di vendita, dalla libreria al supermercato». Più la tiratura cresce più si abbatte il prezzo di produzione più è possibile andare incontro anche a chi ha poche risorse a disposizione per beni extra come possono essere i libri.

Tra i best seller i libri del filone Colazione da Tiffany; la pellicola resa immortale da Audrey Hepburn ha celebrato nel 2011 i suoi 50 anni e ha trovato terreno fertile in Inghilterra, da cui provengono i suoi romanzati derivati: Un regalo da Tiffany, Un diamante da Tiffany, I love Tiffany. I primi due in particolare, di Melissa Hill - autrice scovata da Raffaele Avanzini - sono arrivati a vendere in Italia 500 mila copie.

Ma anche la letteratura con la maiuscola trova posto nel catalogo della Newton Compton: «Ci sono occasioni in cui un editore può mettere qualche fiore all'occhiello, così è nato il nostro Ulisse», racconta Avanzini padre che ha fatto tradurre, 50 anni dopo la traduzione di De Angelis per la Mondadori, l'opera di Joyce, tanto celebrata quanto poco letta. «Una traduzione attuale è assolutamente necessaria per far rivivere alcuni capolavori, non è facile, ma si può fare»: la versione di Enrico Terrinoni raccoglie in 864 pagine il flusso di coscienza di un capolavoro della letteratura, portarselo a casa costa solo 9 euro e 90. Perché non 10? «Psicologicamente è confortante per il lettore tirare fuori dal portafoglio una sola banconota e ricevere il resto», parola di un raro "venditore" di libri.