Non avremmo oggi un capolavoro come la Vergine delle rocce di Leonardo da Vinci se il pittore non avesse ricevuto l’incarico di dipingerla dalla Confraternita dell’Immacolata Concezione insediata in San Francesco Grande a Milano e forse nemmeno la Madonna in trono con il Bambino di Bramantino, realizzata per decorare la sede della Confraternita di San Michele ai disciplini e oggi custodita presso la Pinacoteca Ambrosiana.

Sono solo due illustri esempi del ruolo fondamentale giocato dalle realtà associative nella storia di Milano, non solo per quello che riguarda la committenza artistica. Come hanno scritto Lucia Aiello, Marco Bascapè e Danilo Zardin, curatori del volume Milano e le sue associazioni (Scalpendi 2014) presentato in Università Cattolica venerdì 14 febbraio, «si può facilmente pensare che la vivace, popolosa intraprendente metropoli del Nord Italia avrebbe conosciuto solo una parte limitata della sua crescita vigorosa se non avesse alimentato, fin nelle sue fibre più nascoste, la spinta ad associarsi in una trama complessa e multiforme di relazioni e interdipendenze, ramificate e capillari, che univano tra loro gli individui».

È una riflessione che emerge a conclusione di un poderoso progetto di ricerca finanziato da Fondazione Cariplo e condiviso dal dipartimento di Storia dell’economia, della società e di scienze del territorio “Mario Romani” dell’Università Cattolica con l’Azienda di Servizi alla Persona Golgi-Redaelli. Gli esiti, non certo definitivi ma anzi aperti «a un lavoro di aggiornamento e di approfondimento che potrà proseguire nel tempo», come ha sottolineato Maria Bocci introducendo la mattinata di lavori, si sono concretizzati nell’articolato volume che ripercorre la storia dell’associazionismo milanese attraverso cinque secoli.

La prospettiva che, come ha notato Edoardo Bressan, «non si limita ad approfondire una forma di associazionismo ma le comprende tutte e ne mette in luce gli intrecci», restituisce l’immagine di una Milano con una grande capacità di accoglienza e di solidarietà: basti pensare che durante l’Expo del 1906 il padiglione più visitato fu proprio quello dedicato alla Previdenza. Il “mito” di Milano capitale morale ritrova allora in questo lavoro il suo fondamento. Un fondamento che può servire, secondo Lorenzo Ornaghi, a riscoprire l’essenza più autentica dell’associazionismo «che non può essere solo una funzione compensativa o integrativa di ciò che lo Stato e le istituzioni dovrebbero fare ma non fanno: anche oggi le associazioni hanno il compito di interrogarsi sulla loro natura e di impegnarsi a cooperare, cosa che talvolta risulta difficile, per rispondere a una catena di bisogni».

Ma l’esito più innovativo del progetto è visibile e liberamente fruibile online: grazie a un connubio virtuoso tra tecnologia e scienze umanistiche, è stato possibile realizzare un portale (http://milanoassociazioni.unicatt.it/) che mette a disposizione una banca dati geo-referenziata: in sostanza, una mappatura dinamica delle associazioni milanesi dal XVI al XX secolo, per ognuna delle quali è possibile scoprire la sede, i luoghi a essa legati e consultare i documenti rinvenuti, con una preziosa interconnessione tra dati storici e dati geografici.

Si tratta, come è stato più volte ricordato, dell’inizio di un lavoro che si spera continui attraverso i contributi e la collaborazione degli studiosi di tutte le discipline coinvolte, nella convinzione che riscoprire, e valorizzare, la storia abbia «una funzione educativa importantissima», come ha ricordato Giangiacomo Schiavi «che aiuta a fare il passo decisivo verso la costruzione del futuro».