«Il Natale può ben fungere da cartina di tornasole nel mettere le persone di fronte a se stesse in un momento troppo spesso vissuto solo come estatico momento esteriore»: sono queste le parole di Ermanno Paccagnini per presentare l’antologia di racconti inediti, da lui curata, Natale in piazza Duomo. Scrittori milanesi raccontano che venerdì 18 dicembre in Università Cattolica, per il tradizionale appuntamento “Editoria a Natale”, ha festeggiato i 20 anni della collana “Nativitas” di Interlinea, unica nel suo genere nel panorama librario italiano ed europeo.

Natale in piazza DuomoAlla presenza degli autori che hanno letto un brano del loro racconto e indicato il libro preferito di Natale, il numeroso pubblico è stato invitato all’inizio a scoprire l’originalità della collana dalle parole di Roberto Cicala, editore e responsabile del Laboratorio di editoria dell’ateneo: «è una collana che desidera ospitare grandi valori e autori in un piccolo formato e in una veste editoriale sobria, controcorrente rispetto alle plastificazioni e ai colori sgargianti sempre più proposti sui banconi delle librerie e degli ipermercati». Tra i successi di questa serie dedicata a opere legate esclusivamente al Natale, collezionata anche all’estero da bibliofili e appassionati e giunta a oltre 70 titoli in catalogo, sono stati ricordati Natale in poesia. Antologia dal IV al XX secolo, presentata da Luciano Erba e Quel Natale nella steppa di Mario Rigoni Stern, che rientrano nella prima delle quattro sezioni di “Nativitas”: le altre riguardano i titoli di spiritualità (novità 2013 è Dacci la grazia della tenerezza di Papa Francesco con omelie inedite argentine), di arte (ultimo Natività agli Uffizi con tavole a colore, traduzione in inglese e testo inedito di Mario Luzi, ma anche Le più belle incisioni della Natività. Dal XV al XX secolo, a cura di Giulia Basilico e con presentazione di Paolo Bellini, dell’Università Cattolica) e infine una sezione di tradizioni e cultura varia (tra cui Cinema a Natale di un altro docente dell’ateneo, Giorgio Simonelli).

«È una strana Milano invernale quella che fa capolino in questi racconti», ha sottolineato Paccagnini, lasciando la parola agli autori. Laura Bosio, sottolineando come «la collana “Nativitas” raccogliere pensiero ed esprime bellezza come poche altre», ha presentato il suo racconto dal titolo La vigilia: «La religione è un fatto di vita, non l’adesione nell’intimo a una fede. Se non si è in grado di comportarsi di conseguenza, allora non si è religiosi».

Isabella Bossi Fedrigotti, celebre firma del “Corriere della Sera” come altri autori del libro, in Batti cinque, è Natale ha scritto: «Come fare, dunque, a scavalcare il Natale in modo il più possibile indolore? Perfetto, pensò, sarebbe stato addormentarsi il 22 o il 23 dicembre e risvegliarsi il 27». Paolo Di Stefano ha riesumato un diario di un emigrato in L’ex Gesù Bambino venditore di uova: «C’è stato un tempo in cui Gesù Bambino si chiamava Adriano. Le monache di Scicli allestivano il presepe vivente e Adriano Arrabito, per diversi anni, nei giorni di Natale diventò il Gesù nella culla, riscaldato dal respiro di una mucca e di un mulo…»

Valentina Fortichiari ha spiegato come ha pensato di fare di un ventottenne Leonardo da Vinci il protagonista della sua storia mentre si appresta ad allestire la festa per il suo signore di Milano: «Leonardo s’incamminò, lentamente, perché da tempo alla calma si dedicava come a un esercizio indispensabile per stare meglio. Da giorni a Milano, tinta di un colore bianco lattiginoso, era sospesa nell’aria una voglia indecisa di nevicare». Vivian Lamarque ha letto brani delle sue prose poetiche intitolate Gesùbambini tra cui questa: «Pensava che il Duomo di Milano fosse uno dei più belli del mondo, che se fosse stato in un’altra città lei avrebbe pensato beata lei che ha un Duomo meraviglioso».

Un brano di Marco Missiroli (il suo racconto ha al centro una Casa reale ma forse anche interiore) è stato letto dal curatore, mentre Ferruccio Parazzoli ha raccontato di un Natale nella sua Macondo, cioè per lui piazzale Loreto, con un clochard cieco che scopre la luce nelle storie narrate alla ragazza di un bar: «Così raccontava Bambino a Maria Luz. E in quel giorno, assicurava, Santa Lucia gli avrebbe reso la vista perché anche lui potesse vedere il ritorno di Bambino Gesù». Roberto Perrone ha divertito il pubblico parlando dei suoi Natali di ligure a Milano e di come il suo racconto sia autobiografico avendo come protagonista un suo figlio da ragazzo: Natale a Miano (una piccola favola senza la elle) è il titolo. Infine Alessandro Zaccuri, con stile elegante, ha messo al centro del suo testo la collezione di dischi in vinile che per un bambino diventa l’occasione per scoprire come anche un presepe possa essere una collezione, di statuine e non solo, da fare e non finire mai, ma soprattutto il pretesto per scoprire e vivere un mistero che è anche divino.

L’ultima parola è stata del curatore Ermanno Paccagnini: «Niente nebbia, niente pioggia o anche solo bruma in questi racconti. Ma c’è la neve, talvolta, che ricopre storie ed emozioni tra le luci dei negozi e l’incenso delle celebrazioni religiose, tra memoria e fantasia, a partire proprio da piazza Duomo, per evocare lo spirito natalizio dei tempi passati ma anche quello molto laico della vita contemporanea. Un libro che mancava».