«Non siamo nati per leggere»: sembra un paradosso che ad affermarlo sia Maryanne Wolf (nella foto), tra i più importanti ricercatori del “cervello che legge”, nonché studiosa di disturbi dell’apprendimento e del linguaggio, come la dislessia. E soprattutto che lo faccia nel corso del Festival della Letteratura in svolgimento in questi giorni a Mantova, dove gli appassionati di lettura sono decine di migliaia. In realtà quella di Maryanne Wolf non è una provocazione, bensì un atto d’amore verso ciò che ci sembra ormai banale e consueto, mentre in realtà non lo è affatto: l’atto del leggere. A questo tema ha dedicato un volume dal titolo Proust e il calamaro. Storia e scienza del cervello che legge edito in questi giorni dalla casa editrice dell’Università Cattolica Vita e Pensiero. «La lettura può essere appresa solo grazie all’innata plasticità del nostro cervello - afferma Maryanne Wolf - ma appena una persona impara a leggere, il suo cervello cambia per sempre, sia fisiologicamente sia intellettualmente». Gli studi della Wolf e di altri neuro scienziati - grazie anche alle moderne tecniche di scansione cerebrale che consentono di “fotografare” il cervello in attività - mostrano come il nostro cervello che legge attivi aree deputate non solo al linguaggio, ma anche alla visione. Questo è uno dei motivi per cui riusciamo a immergerci così profondamente nella lettura, fino a visualizzare ciò che l’autore descrive con la scrittura - una serie di segni astratti, in definitiva, sulla carta o sullo schermo di un computer.

Perché un titolo così curioso ed enigmatico, “Proust e il calamaro”, per il volume che descrive la storia della lettura e delle ricerche sin questo campo? «Nel mio libro - risponde Maryanne Wolf (nella foto) - uso il grande scrittore francese Marcel Proust come metafora e il molto sottovalutato calamaro come analogia per due aspetti molto diversi del leggere. Proust considerava la lettura una specie di “santuario intellettuale” in cui gli uomini hanno accesso a migliaia di differenti realtà che altrimenti non potrebbero mai incontrare né conoscere. Ciascuna di queste nuove realtà ha il potere di trasformare la vita intellettuale dei lettori senza obbligarli ad alzarsi dalle loro comode poltrone». E il calamaro? «Negli anni Cinquanta del Novecento - prosegue Maryanne Wolf - gli scienziati hanno usato il semplice sistema nervoso, il lungo assone centrale, del timido ma furbo calamaro, per capire come i neuroni si attivano e come si trasmettono i segnali nervosi tra di essi. E, in certi casi, per osservare come riparano o compensano un difetto di funzionamento. A un diverso livello della ricerca, oggi i neuroscienziati studiano come i vari processi cognitivi (o mentali) funzionano nel cervello. In questo ambito di ricerca, il processo della lettura è l’esempio per eccellenza di invenzione culturale acquisita di recente che avanza richieste inedite alle strutture cerebrali preesistenti. Studiare cosa il cervello deve fare per leggere e le sagaci forme di adattamento a cui ricorre quando qualcosa non va è paragonabile allo studio del calamaro agli albori della neuroscienze. Il santuario di Proust e il calamaro del neuroscienziato sono modi complementari per capire dimensioni diverse del processo di lettura».

Oggi, però, con l’avvento della cultura digitale e il suo privilegiare l’immagine rispetto alla scrittura, ci troviamo nel mezzo di una transizione di grande portata, dentro un cambiamento che sta riorganizzando il cervello delle nuove generazioni, i nativi digitali. Gli studi della Wolf forniscono strumenti preziosi per interpretare questo passaggio, così che quella straordinaria invenzione dello spirito umano che è la lettura possa integrarsi con il nuovo che verrà, grazie, ancora una volta, alla prodigiosa duttilità del cervello umano.

Maryanne Wolf sarà al Festival della Letteratura di Mantova (teatro Ariston) sabato 12, ore 14.30, con Raffaele Cardone e Stefano Salis, per un intervento su “L’incredibile storia del cervello che legge”. Sarà poi a Milano martedì 15 alle ore 10 all’Università Cattolica, dove pronuncerà una lecture dal titolo: Cervello che legge vs. cervello digitale.