Capo dell'European Institute dalla London School of Economics, professore all'Università di Lovanio, ex parlamentare belga nonché consigliere in campo economico del presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, Paul De Grauwe è tra i massimi esperti di economia comunitaria. Rispondere a tutte le domande riguardanti la crisi che sta colpendo il Vecchio continente e dare giudizi anche sull'operato dei governi e delle istituzioni europee, è uno dei motivi per i quali può essere considerato un'autorità. Dallo studio nei locali dell'Alta scuola di economia e relazioni internazionali (Aseri), di cui è ospite abituale in qualità di docente ai master e corsi executive, non risparmia dure critiche alle politiche intraprese per far fronte ai problemi economici che stanno attanagliando l'Europa. E punta il dito contro governi e istituzioni «che non hanno capito da subito le vere origini della crisi, contribuendo a peggiorare la situazione».

Professor De Grauwe, l'Italia è uno dei Paesi economicamente più in difficoltà. Crede che l'euro c'entri qualcosa?   Penso che l'euro abbia influito negativamente per il solo fatto che l'Italia negli ultimi dieci anni ha perso molta competitività sul mercato. Inoltre, per essere parte della moneta unica, ha dovuto applicare una politica di deflazione, ossia ridurre prezzi, stipendi e spesa. Tutto questo ha creato un circolo vizioso che ha portato il Paese alla situazione attuale: l'economia sta crollando, l'occupazione pure.

Non a caso l’euroscettiscmo avanza. E partiti come il M5S in Italia e “Alternativa per la Germania” invocano l’uscita dalla moneta unica. Come evitarla? Per rimanere nella moneta unica è necessario che paesi come la Germania comincino a stimolare la propria economia attuando riforme strutturali e lo stesso facciano le istituzioni europee, soprattutto la Banca europea per gli investimenti (Bei) e la Banca Centrale Europea (Bce), con politiche di incentivazione. La Bce dovrebbe portare avanti una politica economica più aggressiva e la Bei dovrebbe espandere decisamente i suoi programmi d’investimento. In questo caso sarebbe più facile per Paesi come l’Italia uscire da questa profonda depressione economica.

Altrimenti? Se la Germania o la Bce decidono di non muoversi in questa direzione non ci sono alternative. A voi non rimarrebbe che uscire dall’euro e iniziare a esserne indipendenti. Per questo motivo, credo si debba lasciare all’euro l’opportunità di svolgere la sua funzione, e nello stesso tempo, permettere a Paesi come l’Italia di sopravvivere.

Come viene vista la rielezione di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica? Quali conseguenze economiche può avere? La paralisi politica italiana è un problema e questo può contagiare anche l'economia creando maggiore pessimismo, limitando la spesa e gli investimenti esteri. L'Italia deve assolutamente fare qualcosa per uscire dallo stallo in cui si trova.

Eppure con la riconferma di Napolitano, per la prima volta dopo tanto tempo, lo spread è sceso sotto quota 280. E ora c'è stata anche la fiducia al nuovo governo. È stata fondamentale la decisione della Bce di acquistare ulteriori titoli nazionali di paesi come l'Italia o la Spagna: questo ha fatto scendere il differenziale. Attenzione però: il calo dello spread non è solo una buona notizia ma è qualcosa che ha a che fare anche con la recessione.

Cosa pensa della politica di austerity portata avanti dalla Germania? Tutti gli economisti sono critici dell'austerità, che considerano una pessima idea. L'origine del problema sta in un'interpretazione sbagliata delle cause della crisi. La fase economica che sta attraversando l'Eurozona nasce da un eccessivo accumulo di debito privato, che risale a ben prima della crisi. Consumatori, investitori e banche hanno accumulato debiti e rischi eccessivi, con l'amara conseguenza che i governi si sono dovuti accollare la mole di questi debiti. Non potendosi permettere di fare andare a rotoli tutta l'economia, il debito degli Stati è cresciuto.

Come può un piccolo Stato come Cipro mettere in crisi un'economia come quella dell'Ue? Il motivo per cui piccoli Stati come Cipro e la Grecia hanno avuto impatti negativi è perché i leader europei hanno preso sotto gamba la questione. Nel caso specifico hanno finito per trasformare un problema piccolo in una faccenda seria, creando panico ovunque. L'errore è stato accusare i governi di mancanza di disciplina economica, mentre ancora una volta il maggiore colpevole era il settore privato. Ciò ha portato all'adozione di politiche di austerity, con questo risultato: la probabilità di uscire dal debito è diminuita e la vita di molte persone rimaste disoccupate è diventata terribile. Insomma, sembra che l'Europa non abbia imparato ancora niente dal passato.