Medicina e pedagogia insieme per aiutare i pazienti cronici nell’autogestione della loro malattia. Un’alleanza di cui si è occupato il convegno che si è tenuto il 18 ottobre nella sede di Brescia dell’Università Cattolica, sul tema I pazienti al centro della loro cura. Educazione terapeutica: un ambito di intervento per medicina e pedagogia. Un impegno che vede coinvolti malati, caregivers, associazioni, clinici e operatori assistenziali.

La formazione all’autocura o, come l’ha denominata l’Organizzazione mondiale della sanità, l’educazione terapeutica (Et), svolge una funzione essenziale per i pazienti la cui vita è segnata da una malattia non curabile e di cui è essenziale che diventino loro stessi curanti. Con l’aumento dei malati cronici che non si fermano nelle corsie degli ospedali, le organizzazioni sanitarie e socio-sanitarie si trovano a dover modificare il rapporto con loro (da breve a lungo, da centrato sulle patologie acute a quelle croniche, da direttivo a collaborativo, ecc.) e a investire sull’educazione dei malati e dei loro familiari: pedagogia e formazione entrano in gioco proprio per questo.

Ciò che rende possibile l’educazione terapeutica è una specifica e continuativa attività formativa del personale sanitario e socio-sanitario: la professoressa Lucia Zannini dell’Università degli Studi di Milano ha chiarito come l’educazione non vada equiparata ad una mera informazione: la Therapeutic patient education (Tpe) è infatti definita come un “processo di cura permanente rivolto al paziente e ai suoi familiari, che vede coinvolte più figure, non solo sanitarie, che sono chiamate a costruire una partnership con il paziente, affinché assuma il massimo livello possibile di autonomia nella gestione della sua malattia” (Lacroix, Assal, 2005).

Enrico Comberti e Sabrina Maioli hanno raccontato rispettivamente le esperienze formative in educazione terapeutica svolte presso l’Azienda ospedaliera Spedali Civili e la Fondazione Poliambulanza di Brescia, dimostrando quale complesso impegno organizzativo richieda l’Et per le strutture e per i suoi operatori. Infine, la professoressa Maria Paola Mostarda dell’Università Cattolica ha mostrato alcuni snodi pedagogici che l’Et interpella per formare efficacemente gli operatori, deducendoli dalle esperienze pedagogiche condotte dall’Osservatorio sul Volontariato della sede di Brescia.

Il convegno è stato coordinato dal professor Luigi Pati, direttore dell’Osservatorio, che da anni dirige progetti in educazione terapeutica. Le relazioni della prima sezione hanno illustrato alcune esperienze sanitarie in educazione terapeutica, e precisamente in diabetologia (Umberto Valentini – Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia), pediatria (Sebastiano Guarnaccia e Ada Pluda Laboratorio “Io e l’asma” Spedali Civili), cardiologia (Sonia Tosoni – Fondazione Poliambulanza) e nei servizi socio-assistenziali territoriali (Fulvio Lonati – Asl Brescia).