Stefano "Fiz" BotturaServe una forte contrapposizione per spiegare il fenomeno Rockit. Un’anima, legata alla tradizione che ha come mission l’essere punto di riferimento per la musica indipendente italiana. Un istinto, che di contro guida alla scoperta di nuove tendenze musicali dalla Sicilia alla Valle d’Aosta, democraticamente sguinzagliate sul palco del festival Miami. Questa è Rockit, il più importante sito dedicato alla musica indipendente rappresentato dal direttore responsabile, Stefano “Fiz” Bottura, nel penultimo appuntamento di Tracce Creative. Progetto ideato dal centro di ricerca sui Media e la comunicazione dell’ateneo (OssCom) e l’agenzia di comunicazione TBWA\Italia, con l’obiettivo di raccontare persone e prodotti capaci di canalizzare creatività ed energia, trasformandole  in storie di successo.  A liberare tutto il potenziale creativo di Rockit ci pensano gli ospiti: Fabio De Luca, vicedirettore di Rolling Stone Italia e Davide Toffolo, fumettista italiano di spicco e leader della band Tre allegri ragazzi morti.

Rockit nasce nel 1997 grazie a Fiz e agli ingegneri Giulio Pons e Daniele Baroncelli, agli albori dell’era internet in Italia e in un contesto musicale in piena evoluzione, influenzato da artisti stranieri che trovano nel belpaese spazio e pubblico per esprimersi adeguatamente. Questo processo d’osmosi ha fertilizzato il vivaio nazionale, permettendo a Rockit di affermare la sua autorevolezza in campo giornalistico, trattando stili e personalità lasciate ai margini dalle grandi major. «È un servizio pubblico: non solo ha fatto conoscere all’Italia i nuovi trend, ma ha sviluppato una cultura musicale differente», spiega Toffolo, un paragone alquanto azzeccato, vista l’attività di divulgazione di tutta quella musica persa nella “tempesta” dell’anonimato.

«Un alieno in un mondo di musica molto impostato», secondo De Luca, che trova vincente e virale lo stile caldo e affettivo che Rockit trasmette nella recinzione dei dischi, merito della forma linguistica puntuale e innovativa. Per non parlare poi del festival Miami, che con le sue 20 mila presenze segna una svolta nel panorama nazionale. Frutto di estenuante lavoro che ha riscritto le regole dei main events. «Qui non ci sono raccomandati, non ci sono accrediti, non ci sono privilegi», tiene fortemente a precisare Fiz, che insieme ai suoi collaboratori sceglie gli eletti a partecipare. È l’applicazione del pagare poco, pagare tutti; ci si augura possa trovare conferma anche in altri contesti.

Oggi, a distanza di quasi 15 anni l’ambiente musicale italiano è fortemente cambiato. Gli artisti nazionali hanno raggiunto una buona maturità registrando nel complesso un aumento qualitativo generalizzato. Spaventa la mancanza di permeabilità con l’estero. Le Alpi sembrano frenare l’afflusso di artisti e stili diversi, che a differenza del ’97 non riempiono con i loro concerti i palcoscenici cittadini, strozzando di conseguenza quella reciproca contaminazione che ha arricchito il nostro patrimonio artistico. Spetterà ancora a Rockit e agli altri movimenti culturali musicali il compito di invertire la tendenza?