È stata dedicata al ricordo di Maria Pia Rossignani l’inaugurazione dell’anno accademico della Scuola di specializzazione in Beni archeologici. Il 27 gennaio il preside della facoltà di Lettere e Filosofia Angelo Bianchi, il direttore del dipartimento di Storia, Archeologia e Storia dell’Arte  Agostino Giovagnoli e la coordinatrice della sezione di Archeologia dello stesso dipartimento Silvia Lusuardi Siena hanno ricordato la collega scomparsa a maggio dell’anno scorso.

«Sono grato al professor Sannazzaro per aver dedicato l’inaugurazione dell’anno a Maria Pia Rossignani - ha detto il preside davanti a un’aula piena di professori, ricercatori, studenti -. È necessario per coloro che avviano la specializzazione aver di fronte modelli di rigore, di studio, dedizione e impegno. All’università non ci si forma da soli, ma nel rapporto tra allievo e maestro. Maria Pia è stata maestra di molti allievi e lo potrà essere ancora nel ricordo».

Il filo conduttore della conferenza è stato proprio il lavoro di ricerca della professoressa Rossignani nell’arco della sua carriera. Un lungo percorso di studi che l’hanno portata nei siti più importanti di Milano, d’Italia e del Mediterraneo. Da Luni a Hierapolis, fino agli studi in Italia settentrionale e al sito archeologico di Tas-Silg a Malta, le relazioni e le novità archeologiche presentate dagli studiosi sono state un omaggio alla collega e rappresentano simbolicamente la continuazione del suo lavoro.

«L’incontro è un seminario scientifico e anche momento commemorativo - ha affermato il direttore della Scuola di Specializzazione Marco Sannazzaro -. Ci siamo rivolti a studiosi esterni che hanno incrociato la vita di Maria Pia in diverse fasi e diversi luoghi della sua vita. Gli interventi di questa giornata ripercorrono le tappe della sua esperienza professionale ed esistenziale. Per molti il lavoro è diventato amicizia, e questo grazie alla sua profonda umanità». E proprio l’umanità è stata al centro del breve ma sentito ricordo del professor Giovagnoli: «Vorrei sottolineare lo stretto rapporto tra umanità e scienza. Non si può essere dei bravi scienziati senza avere un profondo coinvolgimento umano. Non sempre si vede, ma in Maria Pia era evidente».