Perché Twitter ha tanto successo? Come questo social network sta cambiando la comunicazione politica italiana? Sono queste le domande a cui ha cercato di dare una risposta Sara Bentivegna, docente di Comunicazione politica e Digital Media all’Università La Sapienza di Roma e autrice del libro “La politica in 140 caratteri”.

«Su Twitter la discussione è sempre pubblica - spiega la professoressa Bentivegna - non solo perché avviene in uno spazio pubblico ma perché è sempre e comunque visibile da chiunque. Noi possiamo anche non riuscire a entrare nella conversazione tra Renzi e Polito ma comunque la possiamo vedere, la possiamo seguire. In questo aspetto sta la potenza di Twitter e parte della ragione del suo successo».

«Non solo una vetrina per dire quello che si pensa - come precisa Chiara Giaccardi ma anche e soprattutto un canale per partecipare anche solo seguendo degli influencer, in quello che McLuhan chiamerebbe visible speech. È un passo importante per la partecipazione democratica».

Quello che è importante, però, è non illudersi che Twitter possa sovvertire completamente i rapporti di forza che esistono tra i media tradizionali. Come fanno notare l’autrice e Fausto Colombo, infatti, proprio dal processo di formazione di un hashtag, uno degli strumenti principali della comunicazione su Twitter, è possibile cogliere l’importanza dei media tradizionali come attori principali nel lavoro di veicolazione delle tematiche più importanti dell’agenda politica.

Parlando dell’intervista pre-elettorale di Bruno Vespa a Beppe Grillo, per esempio, il professor Colombo spiega che «l’hashtag #beppeinvespa e, come quello, molti degli hashtag che entrano nell’elenco dei Trend Topic, non è stato lanciato da una persona qualunque, ma è stato pensato a lungo e ri-condiviso per tutta la giornata dalle grandi testate e dagli utenti più influenti».

Allo stesso modo, come fa notare Marina Villa, essere su Twitter non significa saperlo o volerlo usare secondo le regole comunicative che fanno di Twitter uno strumento per accrescere la consapevolezza dei cittadini di fronte alla politica: «Molti politici usano Twitter in modo autoreferenziale o come fosse un sostituto del comunicato stampa, in una logica da campagna elettorale. Ma è importante ricordare che, più che ai politici, Twitter è utile ai cittadini per informarsi, controllare e seguire la vita pubblica».

E se in tempi di campagna elettorale circa il 17% degli account dei candidati alle elezioni europee sono stati creati a pochi giorni dal voto, a riprova del fatto che la nostra classe politica è lontana dal capire le reali potenzialità di Twitter, la professoressa Bentivegna è sicura che in futuro questo social network cambierà le modalità con cui i cittadini si avvicineranno alla politica: «I 140 caratteri non saranno un limite ma un modo di rendere più rapida e accessibile l’informazione, rendendoci sempre più dei “cittadini monitoranti”. Non più pochi bravi cittadini che leggono i giornali e si informano, ma una schiera più ampia di persone che guardano, leggono, ascoltano e si informano in una modalità differente».