Per la precisione sono 1.394 gli studenti italiani e stranieri che in circa venti anni hanno usufruito del progetto Erasmus alla sede di Roma della Cattolica. In maggioranza sono donne, ben 901, pari al 64,7% del totale contro il 35,3% degli uomini. Questi i dati di un report elaborato dalla segreteria internazionale degli studenti delle facoltà di Medicina e Chirurgia e di Economia, che ha analizzato l’attività del programma di scambio educazionale tra gli atenei d’Europa, presentata in occasione dei primi 25 anni di vita del progetto Erasmus.

«L’esperienza è iniziata nella nostra sede negli anni ‘90 grazie alla fattività e all’entusiasmo del professor Achille Cittadini, direttore dell’Istituto di Patologia generale, che attivò il progetto con la collaborazione delle Università di Salamanca e di Nantes», racconta Federica Wolf, docente di Patologia generale e coordinatrice dei programmi internazionali di formazione della facoltà di Medicina e Chirurgia della sede di Roma. Da allora è stata percorsa tanta strada: «Attualmente la facoltà di Medicina è consorziata con 36 università europee. Il primo anno di operatività dell’Erasmus registrò la partecipazione di 10 studenti tra italiani e spagnoli, un primo nucleo di giovani pionieri della mobilità. Oggi ne contiamo quasi 1.500».

Uno tra i primi studenti a sfruttare il progetto Erasmus è stato Alessandro Cianfoni, che partì alla volta dell’Università di Nantes. Oggi è un professore ed è direttore dell’Unità di Neuroradiologia del Neurocentro della Svizzera italiana a Lugano. «All’epoca – racconta - solo gli atenei più prestigiosi e moderni avevano attivato il progetto Erasmus per il corso di laurea in Medicina data la difficoltà di organizzare dei programmi di studio adeguati. Noi studenti della Cattolica fummo subito dei privilegiati». Il neuro scienziato era allora molto giovane: «Avevo 23 anni, ero al quinto anno di Medicina, in dirittura d’arrivo per la laurea, verso la fine di un lungo e faticoso percorso di studi - ricorda -. Durante gli ultimi due anni del corso di laurea in Medicina e Chirurgia si accende forte e pressante la competizione per ottenere una tesi di laurea, per entrare come frequentatori nel reparto scelto, diventare collaboratore valido ed indispensabile del docente “tutor”, per guadagnarsi la possibilità di accesso alla scuola di specializzazione. Tutto questo richiede impegno, disciplina, costanza, presenza. Partire in quel momento, andare in un altro paese, seppure a studiare, poteva invece sembrare quasi scomparire». E invece non fu così.

Cianfoni«Mi sentivo pronto a cogliere nuove sfide, opportunità di mettersi in gioco, ampliare campi di vista, forse anche andare controcorrente – ricorda - . E i miei dubbi si sciolsero al primo incontro con la professoressa Wolf, dinamica sostenitrice del progetto Erasmus all’Università Cattolica». Ottenne la borsa di studio e partì con la collega di corso Maria Vittoria Spampinato, per un semestre di studio in Francia, all’Università di Medicina di Nantes. E qui il racconto si fa simile a quello degli studenti che partono anche oggi: «Dopo un breve corso di francese, lingua che non avevo mai studiato, mi trovai quasi catapultato nelle corsie, nelle sale operatorie, nelle aule universitarie francesi. Il primo soggiorno in una casa dello studente, camera condivisa con uno studente di filosofia tedesco, e poi, dopo meno di due settimane trovai un annuncio sulla bacheca dell’università e mi trasferii in un appartamento con un ragazzo francese. Se all’inizio i giorni furono segnati da non troppo timidi balbettamenti in francese, misto all’inglese, al linguaggio dei gesti, dal disagio delle frasi forse capite, forse no, e da solidarietà con gli altri studenti stranieri, poi rapidamente si sviluppò una confidenza sempre maggiore con la lingua straniera, un coinvolgimento paritario nelle responsabilità di studente, in aula e in ospedale, e l’accettazione e il coinvolgimento da parte degli studenti e dei docenti francesi. I sei mesi furono veloci ma densi e ricchissimi di esperienze umane e professionali. Si conclusero sostenendo esami universitari e aprirono orizzonti di nuove conoscenze, nuove amicizie, nuova e potenziata fiducia nei propri mezzi. Al ritorno in Italia terminai il corso di studi e mi laureai in corso».

Un’esperienza che ha avuto un forte impatto anche sulla successiva vita professionale. «Ho spedito il mio curriculum vitae a varie università francesi - afferma Cianfoni - e tre giorni dopo la laurea ero di nuovo in Francia, questa volta all’Università di Lille, dove mi era stato offerto un contratto di sei mesi di pratica clinica in Medicina interna ed Emergenza. Poi di nuovo in Italia, a Roma, al corso di specializzazione in Radiodiagnostica dell’Università Cattolica. Ma ormai le porte del mondo erano aperte: terzo anno di specializzazione negli Stati Uniti, alla Medical School della University of California, a San Diego. E, dopo il riconoscimento della laurea in Medicina da parte degli Stati Uniti e la specializzazione in Radiologia all’Università Cattolica a Roma, dove ho lavorato per circa quattro anni, ho conseguito il diploma europeo di Neuroradiologia, ho passato un altro anno a San Diego per una clinical fellowship in Neuroradiologia e, infine, ho lavorato per quattro anni in South Carolina, presso la Medical University di Charleston, dove sono diventato direttore dell’unità interventistica vertebrale e promosso professore associato».

Se tutto questo sembra faticoso leggerlo, non è stato più facile viverlo. «In tutto questo trambusto un giorno mi presentai a un intervista per un lavoro che richiedeva conoscenza delle lingue straniere, disponibilità a trasferirsi all’estero, dimestichezza con le relazioni internazionali: mi fu detto che il mio profilo era “troppo” di tutto quello». È così che arriva un concorso internazionale per la direzione della Neuroradiologia del Neurocentro della Svizzera italiana a Lugano. Sebbene la concorrenza sia agguerrita, all’età di 39 anni il professor Cianfoni vince il concorso, e si trasferirà in Svizzera con la famiglia nei prossimi mesi. «La ragione di questo ultimo positivo risultato credo si possa trovare nella ricchezza e complessità del mio curriculum e nel dinamismo dei miei spostamenti. Se penso che tutto ha avuto inizio con il progetto Erasmus…».