di Andrea Giurdanella*

 

Semplicemente “amazing”. Il mio soggiorno in Uganda, presso il Benedict Medical Centre (Bmc), sarebbe dovuto iniziare il 14 luglio insieme con la mia compagna d'avventura, Angela, ma invece è iniziato una settimana dopo a causa di un importante evento della mia vita: la mia laurea. E cosi, il giorno dopo la proclamazione di dottore in medicina sono partito, valigia al seguito, alla scoperta del continente nero con in mano la voglia di poter portare quelle esperienze che avevo accumulato nel corso di sei lunghi anni di studi e di poter mettere finalmente in atto tutto.

Non potrò mai dimenticare il primo impatto con l'Uganda il giorno che sono uscito dall'aeroporto di Entebbe. L'odore, i colori, il caldo molto più intenso della mia amata terra siciliana mi hanno fatto capire di essere realmente arrivato e che non stavo ancora sognando. Giunto a Kampala ho stretto subito amicizia con l'équipe del posto e ho conosciuto anche altri ragazzi, studenti di medicina, di un'altra università italiana, anche loro lì per un'esperienza indimenticabile. Il lavoro presso al Bmc era svolto prettamente in tre ambiti: gli ambulatori dedicati a casi pediatrici o internistici; i reparti con casi prevalentemente ginecologici o infettivo logici; e la sala operatoria, dove ho trascorso la maggior parte del mio tempo. Durante la nostra permanenza in Uganda sono arrivati anche un gruppo di chirurghi del nord Italia e mi sono unito a loro nel lavoro in sala operatoria dove ho potuto, per la prima volta, operare dei casi semplici in prima persona.

Andrea Giurdanella ( a sinistra) durante un intervento chirurgico in Uganda Il responsabile del Bmc ci ha inoltre accompagnato diverse volte anche a conoscere altre realtà, oltre a quella di Kampala. A Bombo, nell'ospedale militare, ho potuto vedere, con i miei occhi, realtà che pensavo esistessero solo nei film americani. Per non parlare della patologie con cui siamo stati in contatto, dall'Hiv alla tubercolosi, dalla febbre tifoide alla malaria; malattie che avevo studiato sui libri di testo ma credevo troppe lontane per le nostre realtà europee e impossibili da vedere. Non è da dimenticare anche la piccola epidemia di Ebola che è scoppiata nel sud-ovest del Paese che ha creato un po' di preoccupazione in Italia tanto da far pensare a un nostro rientro anticipato in patria.

Non è mancata anche una rapida “gita fuori-porta” presso l'origine del fiume Nilo con annessa anche gita sul fiume veramente rilassante. Indimenticabili sono le scene in città, a Kampala, quando passeggiando con i miei amici lungo le interminabili strade rosse ci stavano tantissimi bambini che, correndoci incontro, volevano stringerci la mano oppure semplicemente volevano un saluto, chiamandoti con il loro appellativo, quasi per riconoscerci, “muzungu”. Di questa esperienza porterò sempre con me il ricordo e gli insegnamenti che ho appreso durante gli anni di medicina che ho potuto finalmente mettere in pratica. Questa avventura mi ha anche dato modo di ampliare ulteriormente i miei orizzonti e cosi dopo Nantes e Norwich adesso posso finalmente dichiarare concluso il trittico di anni trascorsi con esperienze all'estero.

* 24 anni di Modica (Rg), laureato in Medicina e Chirurgia, sede di Roma, collegio S. Damiano