Daniele Mautone *

Un anno fa, se mi avessero detto che sarei andato in Burundi ad implementare un sistema di autocontrollo igienico per una produzione alimentare locale, molto probabilmente avrei sorriso. Poi è accaduto realmente, la scorsa estate e, da all’ora, attendo con impazienza il giorno in cui rimetterò piede nel continente africano.

L’Africa, oltre a essere indimenticabile, ha i colori caldi del sole,del deserto e delle immense distese di terra rossastra. L’Africa è la gente che ti abbraccia e che ti accoglie con un sorriso, sussurrando “Amahoro” (pace). L’Africa è il bambino mal vestito, che ti rincorre in cerca di un “bon bon”, che ti sorride e che ti abbraccia urlando “Humuzungu”(Uomo Bianco). L’Africa è la povertà di chi non ha nulla ma con dignità affronta il nuovo giorno, con la speranza che sia sempre migliore di quello precedente.

Ricordo l’accoglienza con i tamburi e le danze tipiche, il soggiorno presso la casa di accoglienza dell’associazione Amici dell’Africa di Cardano al Campo (Va), ricordo i vespri delle suore italiane che soggiornavano vicino alla nostra abitazione, le messe lunghissime alla domenica mattina con canti e balli, i colori caldi del cielo, i paesaggi infinitamente poveri, gli ospedali mal messi, l’euforia dei bambini per strada e la grande voglia di rivincita da parte di questo popolo, provato da anni di guerra civile.

Daniele Mautone con i bambini del BurundiIl mio lavoro non è stato che una goccia in questo mare di miseria, ma mi inorgoglisce sapere che le finalità con cui l’Università Cattolica è nata - riassunte nella frase di Padre Gemelli  che recita più o meno “Ricordati che nella Vita e nella professione devi servire il Regno del Signore Nostro Gesù Cristo”, ovvero un regno di pace,di aiuto al prossimo, di equità - non sono state vane perché mi hanno insegnato che a prescindere dal ruolo che hai nella società, anche se sei laico come me, aiutare il prossimo è un dovere e una gioia immensa se fatto con il cuore.

Il progetto a cui ho preso parte si chiama “Olio per la Vita” perché si propone di realizzare un olio, derivato dai frutti dell’avocado, allo scopo di integrare la magra dieta del popolo burundese: il Burundi è uno dei Paesi più poveri dell’Africa e del mondo. Il Progetto è datato 2003 ma gli alti costi produttivi e le basse rese di estrazione hanno reso “elitario” il prodotto e dunque “vane” le finalità del progetto fino a oggi. Il mio obiettivo e quello del gruppo di lavoro a cui ho preso parte, il “Burundi Team”, è stato quello di avviare l’iter per la Certificazione Biologica del prodotto, previo adeguamento igienico del sito di produzione, poiché l’esportazione di parte della produzione in Ue permetterebbe la copertura dei costi di processo. Una rappresentanza della Fao, durante il mio soggiorno, ha validato il lavoro svolto. La certificazione è alle porte. Missione compiuta. Aspetto con ansia il prossimo progetto africano e nel frattempo consiglio a tutti un’esperienza, pratica e non turistica, nel Continente Nero.

* 23 anni, neo-laureato laurea specialistica “Qualità e Sicurezza Alimentare”, facoltà di Agraria, sede di Piacenza. Progetto “Olio per la Vita” - Murayi, Burundi, Africa