Quando mi iscrissi al primo anno di Scienze linguistiche e scelsi cinese come seconda lingua straniera, avevo già ben chiaro di voler passare un periodo di studio nella grande Repubblica Popolare. Finalmente, l’estate scorsa ho concretizzato questo progetto. Il Late mi ha permesso di trascorrere quattro settimane presso la Beijing Language and Culture University (Blcu), che organizza numerosi corsi per stranieri desiderosi di misurarsi con il cinese. Le classi, suddivise per livello, erano composte da un limitato numero di studenti e ciò ha favorito la creazione di una forte intesa e di un profondo spirito di gruppo. In questo modo, l’ambientamento a Pechino è stato più semplice e lo studio più piacevole. Seguire unicamente lezioni di cinese, con insegnanti madrelingua, comportava un notevole sforzo per comunicare con i docenti, ma anche la possibilità di concentrarsi esclusivamente sull’apprendimento di una lingua che richiede pratica ed esercizio costanti.

Le settimane pechinesi, comunque, non sono state di solo studio: l’intelligente organizzazione dei corsi, infatti, mi ha consentito di dedicare i pomeriggi e i fine settimana alla scoperta della meravigliosa capitale della Cina. Pechino è una città poliedrica: racchiude in sé il fascino della millenaria storia cinese, ma è contemporaneamente un centro del pensiero comunista e una metropoli in costante e rapida crescita. Passeggiando per le sue vie, si percepisce chiaramente quanto sia forte il contrasto fra un passato caratteristico, da conservare, e un futuro che guarda sempre più all’Occidente e al rinnovamento. Numerosi sono i luoghi da visitare: dalla storica Piazza Tian’anmen, al verde Parco di Beihai; dalla Città Proibita agli antichi hutong.

L’Università è situata nel bel quartiere di Wudaokou, nella parte nord-ovest della città. La zona presenta una grande varietà di locali e ristoranti dove è possibile ritrovarsi per consumare un piatto di jiaozi (ravioli), spendendo poco più di un euro. Il grande vantaggio legato al tasso di cambio, inoltre, spinge i turisti a folli spese presso il famoso ‘Mercato della seta’ di Yong’anli, in cui la parola d’ordine è “falso d’autore”. Prova tangibile di questo shopping forsennato sono i “chili extra” sempre presenti nei bagagli del viaggio di ritorno. Durante le fasi di compravendita, è possibile assistere a una peculiarità tutta cinese: la contrattazione forzata e insistente su ogni tipo di articolo, anche per una cifra irrisoria come 5 yuan (circa 60 centesimi). Per noi studenti, però, dedicarsi alla contrattazione rappresenta un ottimo banco di prova per il cinese quotidiano, e anche per i nostri nervi.

Ci sono molti aneddoti divertenti, legati ai comportamenti dei locali, come il desiderio di fare una foto con “un occidentale” o il perenne e assordante rumore dei clacson. Quando ripenso al mio viaggio, sono proprio i piccoli dettagli a farmi spuntare un sorriso malinconico. La Cina viene spesso ritratta come un mondo distante e diverso, eppure, per me, è stato incredibilmente semplice adattarsi. Certamente anche grazie alle persone che ho incontrato durante quest’esperienza unica: persone che hanno reso Pechino la mia seconda casa. Non posso negare di aver lasciato laggiù una parte di me, ma la nostalgia è un piccolo prezzo da pagare per aver vissuto un incredibile viaggio di formazione culturale e umana.

* 22 anni, di Busto Garolfo (Mi), laureanda in Esperto linguistico per le Relazioni Internazionali, Facoltà di Scienze linguistiche e delle letterature straniere.