di Maria Fiorito *

Maria Fiorito con i colori dell'IndiaRitrovarsi di villaggio in villaggio, a camminare nel fango, tra facce che ti scrutano incuriosite, mani che ti benedicono, tamburi che suonano, fiori che ti adornano, bambini che ti stringono. La mia India: così misteriosa, così affascinante, così sconvolgente. Un viaggio inaspettato. Un viaggio che mi stava aspettando.

L’odore forte è il primissimo impatto all’arrivo che ti pervade e poi non ti lascia più: un odore acre, fatto di uomini e animali, rifiuti e spezie, escrementi e smog. Un’aria irrespirabile, un’afa che soffoca, un cielo carico, denso, sembra quasi di poterlo toccare, sembra quasi schiacciare questa terra con il suo peso. Poi ci sono le persone, le guardi negli occhi e capisci che quella è la vera India, l’India che stavo cercando. Un’esperienza unica di volontariato internazionale, un’importante momento di crescita personale, morale e spirituale.

Il Bala Vikasa, in Andhra Pradesh, realizza da anni progetti di sviluppo del territorio attraverso la valorizzazione delle risorse locali finanziarie e soprattutto umane. La vera forza dell’India è la sua gente e l’organizzazione ha fatto propria questa verità mettendo le persone al centro di un alternativo progetto di sviluppo: la persona umana diventa fautrice del proprio destino e motore di sviluppo per sé e per la comunità.

Bala Teresa, la fondatrice dell'organizzazione nata e cresciuta nella regione e trasferitasi poi in Canada, aveva un sogno: aiutare le persone a crescere per far crescere le persone, come dice il motto di Bala Vikasa “Help the people to help themselves”. È un’idea diversa di volontariato che forse meglio realizza la vera carità cristiana. «Seguimi», dice il Signore, e non: «Ti porto sulle mie spalle». E qui vedi il miracolo di questa gente che riacquista una dignità: si alza e cammina.

Ho capito che fare volontariato non è dare agli altri il nostro superfluo, né tanto meno limitarsi a dare in un senso esclusivamente materialistico. Fare volontariato è dare agli altri gli strumenti necessari per crescere e migliorare. Donne, uomini, bambini, villaggi interi che si scoprono comunità attraverso un lavoro di responsabilizzazione del singolo e di training di gruppo. La metodologia utilizzata dal centro è quella dell’Abcd approach (Assets-Based Community Development) che mira al potenziamento delle risorse delle comunità attraverso tecniche conosciute e apprezzate nel mondo occidentale come la Npl (Neuro Linguistic Programming) che lavora sulle attitudini personali e relazionali e l’Rbm (Result Based Management) che riguarda la sfera della progettualità, programmazione e valutazione dei singoli progetti avviati.

Animazione con i bambi indianiTra i progetti appunto che cura il BalaVikasa ci sono gli impianti di purificazione dell’acqua, la costruzione di pozzi nei villaggi, l’avviamento dell’imprenditoria femminile, lo sviluppo dell’agricoltura, l’istituzione di programmi nelle scuole. Sarà pure retorica, ma vivere per tre settimane in un Paese dove bere acqua pulita è un lusso e vedi donne e bambini percorrere chilometri e chilometri ogni giorno sotto il sole trasportando grossi carichi d’acqua ti fa davvero apprezzare le piccole cose di ogni giorno. E impari a chiudere il rubinetto quando ti lavi i denti.

Toccare con mano che “cambiare si può” è stato per me il più grande insegnamento che potessi augurami da questa esperienza. E davvero a volte basta poco. Basta volerlo. Di immagini ne porto via con me tante, troppe, come i ricordi e le emozioni. La semplicità di cuore che spesso qui si fatica a trovare l’ho ritrovata lì tra gli abbracci disinteressati dei bambini, nel loro orgoglio per le loro case-lamiera/case-capanne esibite neanche fossero palazzi, nei fiori freschi tra i capelli delle donne come gioielli, nel cibo povero consumato e condiviso in compagnia sotto un albero, nella soddisfazione di vedere fotografati i propri bambini, nello stupore per la tua pelle troppo chiara, nei sorrisi, nei canti che lodano Dio, nei balli improvvisati, nei gesti veri. Namasthe…Vandanalu India!

* 24 anni, di Ruffano (Le), quinto anno del corso di laurea in Giurisprudenza, sede di Milano - collegio Marianum