di Lia Rigamonti *

Lia Rigamonti nel laboratorio di Biomeccanica con i cavalliUna delle prime domande che ti pongono in un colloquio di assunzione o di selezione è: «Hai mai fatto esperienze di studio o lavoro all’estero?». Il Bachelor e il Master of Science (la laurea magistrale italiana) sono la base se si vuole essere presi in considerazione in un altro Paese, uniti naturalmente alla conoscenza di almeno una lingua oltre all’essenziale inglese e a diverse attività extra studio.

Ricordo le settimane di attesa del risultato del test di lingua Toefl e delle selezioni per il bando in università, le continue telefonate e visite all’ufficio Relazioni internazionali della Cattolica per avere notizie. Poi la risposta positiva: la gioia improvvisa, le lacrime per l’inizio di un sogno che stava tramutandosi in realtà: partire per un progetto di scambio in Oregon. Il mio percorso è iniziato così, come quello di molti altri studenti.

L’Interstudy con il programma Isep non è esattamente qualcosa che si riesca a raccontare: troppe emozioni, conoscenze e avventure. Ma è qualcosa che bisogna vivere in ogni attimo al massimo. Il mio obiettivo iniziale era di vivere un semestre di studi negli Stati Uniti. Ben presto mi sono accorta che questa esperienza è stata solo il trampolino di lancio per tutto ciò che sarebbe seguito nelle mia vita.

Mentre ero alla Willamette University in Oregon ho avuto la fortuna di incontrare dei professori straordinari, che mi hanno stramesso la voglia di proseguire e che mi hanno aperto nuove prospettive rispetto a quelle che avevo sempre intravisto nel mio percorso di studi. Potrà sembrare strano, ma a volte, invece di uscire con ali amici europei per una birra, ho deciso di passare il venerdì sera in laboratorio, ad analizzare dei noiosissimi dati. Sono stati proprio quei momenti che mi hanno permesso di poter accedere al gradino più elevato degli studi universitari: un dottorato di ricerca, il PhD. All’estero per essere chiamati “dottori” non è sufficiente avere una laurea: bisogna aver completato un PhD, solo allora anche sul tuo passaporto avrai il Dr. davanti al tuo cognome e la gente ti inizierà  a chiamarti con quel titolo.

Dopodiché, non ho fatto solo vita di laboratorio: ho scoperto il più possibile il Paese che mi ha ospitata, tanto da essere scelta per far parte di una Sorority, la "Delta Gamma". Ho sviluppato e coltivato con gli anni molte amicizie, con relative visite e scambi - Hawaii incluse - e ogni anno organizziamo, con i “vecchi” compagni di studi una rimpatriata, sempre in un Paese diverso. Ho vissuto il mio sogno americano al massimo e senza quell’esperienza non sarei dove sono ora, nelle rigida ma organizzata Germania.

Vivo ora a Berlino, dove, dopo gli studi in Cattolica a Milano, ho deciso di trasferirmi col mio compagno, un chirurgo tedesco, e il nostro splendido bimbo di 15 mesi, e dove sto portando avanti i miei studi di Dottorato di ricerca in Clinical Exercise Science alla Potsdam Universitaet, naturalmente col mio Interstudy sempre nel cuore.

* 29 anni, laureata triennale e magistrale in Scienze motorie e dello sport, interfacoltà di Scienze della formazione e Medicina e Chirurgia. Nel 2006/2007 ha partecipato al programma Isep