Prometeo è il Titano che la mitologia greca narra fu incatenato da Zeus alle rocce del Caucaso per aver osato donare agli uomini il sacro fuoco dell’Olimpo. Le innumerevoli metamorfosi di questo personaggio, dalla letteratura greca antica fino ai nostri giorni e in diverse forme d’arte, sono illustrate nell'ultimo numero di Aevum antiquum (n. 12-13), la rivista di filologia classica edita da Vita e Pensiero, a cura di Maria Pia Pattoni

«Fra i personaggi che il mito greco ha trasmesso alla cultura occidentale nessuno possiede la versatilità di Prometeo», ci spiega la docente di Letteratura greca dell’Università Cattolica. «Ora dio filantropo, benefattore dell’umanità, patrono delle arti e delle scienze, ora invece responsabile dell’allontanamento del genere umano da uno stato di grazia iniziale; ora ribelle Lucifero, ora messianico salvatore».

Per esempio per Marx è stato il primo martire dell’umanità, per Nietzsche l’ipostasi dello spirito ariano, «nel pullulare delle ideologie del Novecento» continua la grecista: «È passato da emblema della razza germanica che attende il suo liberatore Hitler-Ercole a simbolo della causa bolscevica per l’affrancamento dell’umanità dalla schiavitù grazie alla spartizione dei privilegi e dei beni materiali (il fuoco strappato agli dèi)». 

Le rifunzionalizzazioni del mito in chiave politica sono continuate in Europa anche dopo la fine dei totalitarismi. «Nei paesi satelliti», racconta ancora la professoressa Pattoni «dopo la liberazione dal dominio sovietico, Prometeo è diventato icona della conquistata libertà: un esempio istruttivo del suo reimpiego in senso democratico-libertario è il monumento a Dneprodzerzhinsk, in Ucraina, che presenta fra loro accostati Prometeo, ancora con i ceppi ai polsi e alle caviglie, e la Libertà, in atto di reggere insieme la mitica fiaccola, a illuminare il mondo». 

La maggior parte dei saggi contenuti su questo numero monografico della rivista affronta aree poco scandagliate o addirittura trascurate, «come la letteratura portoghese» ci spiega la curatrice: «rimasta esclusa dalle precedenti rassegne di studi sul mito, o la letteratura latina, da tutti finora liquidata con il pretesto dello scarso interesse dei poeti romani per la materia prometeica, oppure le recenti riscritture di George Ryga (1978), Henry Bauchau (1998), Elfriede Jelinek (2004), Kossi Efoui (2005), o ancora la sceneggiatura del film Prometheus di Tony Harrison (1998), in ampia parte inaccessibile a un pubblico non anglosassone». 

Un mito per tutte le arti, insomma, e non mancano tra queste la musica e le arti figurative: l’unico balletto composto da Ludwig van Beethoven s’intitola Le creature di Prometeo (Die Geschöpfe des Prometheus) e diverse sono le trasposizioni figurative, dalle testimonianze archeologiche greco-romane, ai due pannelli dipinti da Piero di Cosimo intorno al 1510, al periodo simbolista con Gustave Moreau, Arnold Böcklin, Jean Delville etc., ma anche il Novecento, con Reinhold Begas, Giorgio De Chirico, Carlo Fontana, Oskar Kokoschka, Filippo Figari. 

Fa parte della ricca rassegna saggistica di “Aevum antiquum” un inedito: «È la versione dei primi trecento versi del Prometeo incatenato che Shelley dettò alla moglie Mary», ci dice ancora la professoressa Pattoni, che fa notare altri punti di vista di rilievo quali: «le considerazioni metodologiche che Elizabeth Barrett Browning premise alla sua prima traduzione della tragedia eschilea; o anche il rapporto inesausto che Nietzschte intrattenne con questo mito fin dagli anni della sua adolescenza, oppure ancora le note esegetiche al testo eschileo da parte di Simon Weil, come pure, all'incirca negli stessi anni, le riflessioni di Albert Camus dal breve saggio Prométhée aux Enfers a L’homme révolté». 

L'intento delle ricerche, ci spiega la curatrice, è stato quello di elaborare nuove e convincenti chiavi di lettura che partendo da un aggiornato status quaestionis e attraversando i secoli, da Esiodo a Boccaccio a Goethe, fino al Novecento, fossero in grado di offrire un quadro organico del mito. La fiamma di Prometeo non accenna quindi a spegnersi nell'immaginario della cultura occidentale, della quale ha riflesso spinte progressiste, involuzioni antirazionalistiche, aspirazioni totalitarie, istanze sociali.