Se ci dovesse essere una parola che caratterizza, e che ritorna puntuale nella vita e in tutto quello che ha fatto e continua a fare Sara Turetta, sarebbe senza dubbio “condivisione”.

 

Nata a Vercelli, classe 1973, alumna della facoltà di Lettere e filosofia dell’Università Cattolica, Sara Turetta – fondatrice e presidente dell’associazione Save the dogs and other animals - è una delle protagoniste dell’attivismo internazionale per i diritti degli animali.

 

Tutto ha inizio il 14 maggio del 2001 quando Sara legge un’intera pagina del Corriere della Sera che denuncia i massacri e i maltrattamenti dei cani randagi in Romania: «Vivevo a Milano, lavoravo all’agenzia Saatchi&Saatchi ed ero lanciata nella carriera pubblicitaria. Amavo da sempre i cani e dai tempi dell’università facevo volontariato in canili e nei rifugi per animali maltrattati. Quando ho letto un articolo sui canili di Bucarest, quando ho visto foto di cadaveri di cani scuoiati e altri orrori mi sono subito resa conto che dovevo fare qualcosa, dovevo intervenire. E così con mio marito e altri due volontari, ho preso ferie e sono partita per la Romania».

 

Inizia così la nuova vita di Sara Turetta. Le immagini di cani maltrattati, di cuccioli con il cranio fracassato segnano il confine tra la sua vita di prima e quella di poi, segnano l’inizio di un grande progetto: fatto da idee da portare avanti, interventi concreti sul posto da realizzare, una nuova cultura e sensibilità da diffondere e da condividere con volontari e un popolo, quello della Romania, distrutto e impoverito: «Negli anni ’80 la Romania cambia, Il dittatore Ceausescu, al potere dal 1967, avvia un vasto programma di urbanizzazione. La popolazione delle province si trasferisce in zone che non sono che enormi quartieri dormitori. Le campagne si svuotano, tutte le cascine vengono distrutte – racconta Sara -. A vagare tra le macerie rimangono i cani: un tempo guardiani legati alle catene, ora randagi abbandonati al loro destino. E così la Romania è diventata il Paese con uno dei tassi di randagismo più alti in Europa».

 

Dopo la sua prima settimana di “vacanza” nell’orrore delle strade e nei canili rumeni dove i cani malati e maltrattati morivano nell’indifferenza totale di tutti, Sara non riesce più a tornare alla sua vita precedente. Si dimette dall’agenzia e parte per la Romania dove resta per 4 anni da sola, a Cernavoda, un posto sperduto a 200 km da Bucarest , tra il Danubio e il Mar Nero dove inizia a realizzare concretamente il suo impegno: «Ho aperto un rifugio, ma me l’hanno portato via, ho ricominciato in un altro edificio, un ex obitorio, l’ho tutto ristrutturato e ho aperto una piccola clinica veterinaria per iniziare un programma di sterilizzazioni”. Dopo anni di battaglie contro violenze e corruzione, nel 2005 Sara Turetta fonda la sua associazione che ogni anno cura oltre duemila cani e ne ospita centinaia nel rifugio Footprints of joy».

 

Una clinica veterinaria di 800 metri quadri per gli animali delle persone più povere, un rifugio e una clinica mobile che raggiunge zone rurali prive di qualsiasi tipo di servizi sanitari rappresentano oggi «il risultato di una grande opera e impresa collettiva» - spiega Sara - sottolineando in particolare che “Save the dogs è diventata ciò che è grazie alle molte persone che hanno percorso tratti, più o meno lunghi, di strada con me, condividendo i valori e la mission dell’associazione». La piena coscienza che ogni progetto «passa dalle persone e non può prescindere dalle persone così come la convinzione che «si può essere il motore di un’iniziativa ma perché si realizzi deve esserci un team, una squadra» ha le sue fondamenta nei suoi anni di studio in Università Cattolica, dove Sara si laurea nel 1997 in Lettere moderne, indirizzo Comunicazioni sociali: «Anni meravigliosi, esaltanti. Nelle aule della Cattolica ho conosciuto amici veri che ancora frequento e incontrato ottimi docenti, come il professor Giorgio Simonelli e Fausto Colombo, relatore della mia tesi, che mi hanno fatto comprendere il valore di comunicare in modo corretto ed efficace quello che si sta facendo».

 

Più volte, nelle numerose battaglie burocratiche e culturali che ha dovuto affrontare, Sara si è infatti resa conto «che quello che non viene comunicato è come se non fosse stato fatto. È fondamentale sapere e riuscire a comunicare nel modo giusto per condividere il senso, il valore, il fine e le motivazioni di quello che si fa». Ripensando ai suoi anni da studente universitaria Sara ci tiene, inoltre, a sottolineare che ha sempre riscontrato «una grande apertura mentale in Cattolica, ricordo per esempio tutti gli eventi interessanti che venivano organizzati, in particolare un incontro con Luca Orlando».

 

La formazione in Università Cattolica è stata quindi un’ottima base di partenza per Sara Turetta. Sia per la sua prima parte di vita in cui avrebbe avuto tutte le carte in regola per una brillante carriera nel mondo della pubblicità, sia per la seconda parte in Romania, dove insegnamenti come «credere sempre nel genere umano e l’importanza di educare e sensibilizzare le persone» sono stati orientamenti fondamentali per riuscire a realizzare il suo progetto.

 

Un progetto che negli anni ha sviluppato il proprio raggio di azione e oggi conta uno staff operativo di 50 persone, partner internazionali, migliaia di donatori, diventando una vera e propria eccellenza del no-profit italiano in Romania. L’associazione è attiva anche in Italia con Non uno di troppo, un programma di prevenzione del randagismo per il sud d’Italia, lanciato nel 2019 con il fine di incentivare le sterilizzazioni e l’iscrizione in anagrafe dei cani nonché sensibilizzare la popolazione tramite campagne di comunicazione.

 

Da sempre attiva nel sociale - fin dagli anni del liceo e poi dell’università in cui ha avuto varie esperienze di volontariato in centri per anziani e disabili - Sara Turetta per il suo instancabile impegno è stata insignita di vari premi e riconoscimenti, nel 2012 è stata nominata Cavaliere dell’ordine della Stella d’Italia dalla Presidenza della Repubblica.