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Aldo Moro e le lettere dalla prigione
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Nasce Caffexpò, l’aperitivo scientifico di Piacenza
Cattolica, dalla parte dei bambini
I diritti dei più piccoli nelle emergenze
Magre e sexy? Meglio un buon lavoro
La Cattolica inaugura l'anno accademico
La preghiera che sgretolò il muro
Il centro e il cerchio, convegno dantesco
Il comico nell'antichità
Al via la Scuola euromediterranea di introduzione all'imprenditorialità
La concimazione intelligente
Allevare insetti, un’idea vincente
All'Expo la premiazione della start-up che nutrirà l'Africa
Albania, la solidarietà della Cattolica
Il bilancio finale è di 51 morti, 900 feriti e più di 5.200 sfollati, di cui 1.260 a Durazzo, 500 a Thumana e altri 3.500 nella provincia di Tirana. La macchina della solidarietà si mette in moto in tutta Europa, compreso in Italia dove sono tanti gli albanesi che si sono trasferiti nel nostro Paese per motivi di studio o di lavoro. La stessa che, all’indomani del violento terremoto, li ha spinti a rivolgersi alla direzione di sede di Milano dell’Università Cattolica fermamente convinti che fosse necessario fare qualcosa per aiutare la popolazione albanese. Anche Eni quando si è svegliata ha trovato il cellulare con una sfilza di messaggi Whatsapp e telefonate dei familiari residenti a Tirana, ma anche di amici albanesi e italiani, in particolar modo di Bari. Di qui l’idea di mettere in piedi qualche forma di “fundraising” che potesse coinvolgere l’intera l’Università Cattolica dove la comunità albanese è molto presente con i suoi 194 studenti iscritti a corsi di laurea e post-laurea dell’Ateneo. La loro proposta è stata accolta dalla direzione di sede dell’Ateneo che si è mobilitata su più fronti per fare in modo che l’idea di raccogliere fondi a favore dei terremotati dell’Albania potesse concretizzarsi. Così l’Università Cattolica, in virtù della storica collaborazione che la lega alla Caritas Ambrosiana, ha deciso di aderire alla raccolta Fondi “Terremoto Albania”, indetta insieme con la rete internazionale di Caritas.
Il Pulitzer Wright: «God save the news»
Milano Il Pulitzer Wright: «God save the news» Il giornalista americano del New Yorker , premiato col prestigioso premio nel 2007, ha inaugurato le lezioni del master biennale in Giornalismo dell’Università Cattolica by Pasquale Ancona | 04 dicembre 2019 Giacca marrone, capello corvino, e un piacevole accento texano. Si presenta così Lawrence Wright , premio Pulitzer 2007, all’inaugurazione dell’anno accademico del master in Giornalismo dell’Università Cattolica . E fin da subito, quasi a voler provocare la determinazione dei 30 nuovi iscritti e aspiranti giornalisti, afferma: «Questo è il periodo peggiore per essere giornalisti: dovrete condurre una battaglia per la verità». Una lectio interessante, tenuta da una delle firme di punta del settimanale americano New Yorker , il cui titolo pone quella che potrebbe essere allo stesso tempo una domanda e un’invocazione: “ God save the news ”. In un’epoca in cui fare informazione spesso non coincide più col raccontare la verità propriamente detta, l’esperienza di Wright diviene quasi un mantra necessario per capire da dove è necessario ripartire. Il suo racconto, il suo metodo, restituiscono agli ascoltatori lo spessore di una professione che sempre più necessita di essere rinvigorita, per fare i conti con il mare grosso della comunicazione digitale. Intervistato da Paola Peduzzi , ex allieva del master della Cattolica e oggi responsabile per le pagine estere del Foglio , Wright ha parlato dei suoi “ Donkeys ”, le sue fonti, cercando di spiegarne l’essenzialità: «Parlate con tutti – afferma – ascoltate tutti, perché tutti hanno una storia da raccontare».
Il packaging intelligente? Si fa con bucce di patata e di arancia
Oggi, per il confezionamento alimentare, vengono largamente utilizzanti materiali plastici derivanti da fonti fossili. Con un occhio attento alla catena del valore dell’economia circolare, il gruppo di ricerca NEWPACK sta quindi cercando modi per prolungare la data di scadenza del cibo attraverso lo sviluppo del packaging intelligente e sostenibile (riciclabile, biodegradabile, di materiali compostabili). bioplastiche #newpack #scartialimentari #riciclabile #sostenibile Facebook Twitter Send by mail Print.
Bovini: dal microbioma intestinale possibili soluzioni per ridurre le emissioni di gas metano degli allevamenti
Infine hanno scoperto che questo core di microrganismi è predittivo della produttività dell’animale e delle sue emissioni di gas metano. Realizzato nell’ambito di un progetto europeo denominato Ruminomics e coordinato dal professor John Wallace al quale i ricercatori dei dipartimenti DiANA e DiSTAS dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Piacenza hanno contribuito in misura determinante, lo studio è stato di recente pubblicato sulla rivista internazionale “Science Advances”. La ricerca si basa su un numero di animali e di dati senza precedenti, frutto di 4 anni di lavoro svolto da undici gruppi di ricerca europei e da collaborazioni internazionali. Background Oltre a svolgere un ruolo chiave nella digestione degli alimenti fibrosi e nel fornire sostanze nutritive all’animale ospite, il rumine, in quanto sede di una delle più complesse comunità microbiche conosciute dall’uomo, ha da tempo attratto l’interesse dei microbiologi, oltre che quello di fisiologi e nutrizionisti. Queste attività consentono ai ruminanti di fornire agli esseri umani alimenti, principalmente latte e carne provenienti da materiale vegetale non commestibile per l’uomo, compresi i sottoprodotti agroindustriali, e permettono a molte comunità rurali di tutto il mondo di sopravvivere dove i seminativi sono impossibili. La produzione di carne bovina è responsabile del 41% delle emissioni complessive di gas serra, la produzione di latte del 20%. La composizione di questo ridotto nucleo di microrganismi è risultata sotto il controllo del Dna animale, e quindi ereditabile, e in grado di condizionare parametri produttivi importanti, quali la produzione di latte e l’emissione di metano.