La copertina del Rapporto Osservasalute 2011In pericolo la salute degli italiani. Più che mai sotto il fuoco incrociato della crisi economica. Lo dice il “Rapporto Osservasalute 2011. Stato di salute e qualità dell’assistenza nelle Regioni italiane”, presentato il 23 aprile 2012, a Roma, presso il Policlinico universitario "Agostino Gemelli". Sebbene gli effetti della congiuntura negativa si rendano manifesti con una certa latenza di tempo, salta già agli occhi come gli italiani, pressati dalle restrizioni economiche, comincino a risparmiare su azioni preventive di base quali una sana alimentazione e lo sport. Il Rapporto segnala come si rinunci per esempio a frutta e verdura, che diventa un lusso per pochi: per la prima volta dal 2005, si registra un calo del numero di porzioni consumate/giorno - 4,8% vs 5,7% -, dato che era rimasto grosso modo stabile fino al 2008; a mangiarne di più sono coloro che spesso consumano i pasti a mensa che si conferma come luogo maggiormente associato al consumo di verdure, frutta e ortaggi.

Gli italiani, se costretti a fare economia, tagliano dove possono e cercano risposte rapide al moltiplicarsi dei piccoli disturbi, in aumento anche in funzione del carico psicologico legato all’incertezza; sempre più spesso lo fanno a spese proprie, per continuare a svolgere le funzioni quotidiane in famiglia e al lavoro e a tener testa a tutti gli impegni sempre più stringenti. Risulta così aumentato il consumo di farmaci antidepressivi (l’uso è cresciuto di oltre quattro volte in una decade, passando da 8,18 dosi giornaliere per 1000 abitanti nel 2000 a 35,72 nel 2010), come effetto anche di un disagio diffuso dilagante, scatenato dalle difficoltà socio-economiche. Numerosi studi dimostrano che l’impatto sulla salute di una crisi economico-finanziaria, quale quella che stiamo vivendo a livello globale, è forte: potrebbe portare a un incremento dei suicidi (i dati mostrano anche per l’Italia un aumento del numero di suicidi tra il 2006, quando i casi registrati erano 3.607 e il 2008, che si chiude con 3.799 casi) e delle morti correlate all’uso/abuso di bevande alcoliche e droghe.

Nondimeno, la salute degli italiani resta tutto sommato ancora buona grazie alla “rendita” a loro disposizione, merito, per esempio, della tradizione della dieta mediterranea. Ma, come tutte le rendite non ben gestite, rischia di erodersi rapidamente: gli italiani sono, infatti, sempre più grassi (nel 2010 il 45,9% degli adulti è in eccesso ponderale, contro il 45,4% del 2009), anziani (aumentano le persone dai 75 anni in su, che rappresentano il 10% della popolazione contro il 9,8% della scorsa edizione del Rapporto) e colpiti da malattie croniche.

La presentazione di Osservasalute 2011. Roberta Siliquini e Walter RicciardiPer di più le scelte in ambito di politica sanitaria rischiano di peggiorare le cose: «Le ultime manovre economiche realizzate in Italia in risposta alla tempesta finanziaria - ha dichiarato il professor Walter Ricciardi, direttore di Osservasalute e dell’Istituto di Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia della sede di Roma dell’Università Cattolica - hanno portato al ridimensionamento dei livelli di finanziamento dell’assistenza sanitaria già dal 2012; all’introduzione di ulteriori ticket; a tagli drastici nei trasferimenti alle Regioni e alle municipalità dei fondi su disabilità, infanzia, e altri aspetti che vanno poi a incidere sulla nostra salute».

I dati sono contenuti nella nona edizione del Rapporto Osservasalute (2011), realizzata da 175 ricercatori coordinati dal professor Ricciardi, direttore dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, che ha sede presso l’Università Cattolica. Il Rapporto, di 424 pagine, suddiviso in due parti principali – la  prima dedicata alla salute e ai bisogni della popolazione, la seconda ai sistemi sanitari regionali nonché alla qualità dei servizi – è stato presentato dal professor Ricciardi, da Eugenio Anessi Pessina, docente di Economia aziendale alla facoltà di Economia dell’Università Cattolica, da Roberta Siliquini, docente di Igiene all’Università di Torino e da Antonio Giulio de Belvis, ricercatore dell'Istituto di Igiene della Cattolica e segretario scientifico dell'Osservatorio Nazionale sulla Salute delle Regioni Italiane.