Marilena CrescenteHa iniziato ad appassionarsi alle piastrine non appena approdata nei Laboratori di ricerca dell’Università Cattolica di Campobasso e da allora non ha più smesso di occuparsene. Marilena Crescente, giovane ricercatrice di Isernia, si trova a Boston, nella prestigiosa Harvard University dove continua a studiare i meccanismi di queste curiose quanto fondamentali componenti del sangue che da sempre affascinano gli scienziati per la loro intrinseca originalità.

Marilena ha recentemente conseguito il dottorato di ricerca all’università di Perugia, lavorando in parte in Umbria sotto la guida del professor Paolo Gresele del Dipartimento di medicina interna e cardiovascolare e in parte in Molise nel laboratorio di largo Gemelli diretto da Chiara Cerletti. Ora ha deciso di fare le valigie e tentare la grande avventura americana. Non per inseguire le luci di Hollywood, ma per scrutare le piastrine nei laboratori della East-coast.

La giovane studiosa ha avviato un prestigioso Post-doc nel top delle università. Dallo scorso settembre lavora nel New England nel team guidato da Denisa Wagner dell’Immune Disease Institute, un centro che ha dato grossi contributi sul piano delle scoperte scientifiche relative al sistema immunitario e all’infiammazione e con cui i Laboratori di Campobasso collaborano da alcuni anni. Lì continuerà a studiare le piastrine, concentrandosi in modo particolare sulla trombosi e sul danno da riperfusione nei trapianti di cuore, in attesa di riportare alla Cattolica l’esperienza che avrà accumulato oltreoceano.

«Studiare negli Stati Uniti è la realizzazione di un sogno – racconta Marilena –. Mi rendo conto che tutto quello che si dice sulle università americane è assolutamente vero. Qui ci sono strumenti all’avanguardia, tecniche e metodologie di ricerca sofisticate, oltre a un rispetto per la scienza altrove impensabile. Ringrazio di cuore chi ha reso possibile tutto questo, in particolare il mio capo laboratorio Chiara Cerletti e il direttore dei Laboratori Giovanni de Gaetano. Senza di loro probabilmente starei ancora a decidere la mia linea di ricerca. Loro, che alle piastrine hanno dedicato tutta la loro attività scientifica, mi hanno fatto letteralmente innamorare di queste particelle decisamente bizzarre. Spero davvero di prendere il meglio da questa mia avventura americana, anche se il mio desiderio è certamente quello di tornare». Sperando che non sia un’altra puntata della serie “cervelli in fuga”.