Una campagna archeologica sopra i 2000 metri con campo base in un rifugio. L’hanno vissuta, dal 1° al 13 agosto, un gruppo di studenti dei corsi di archeologia delle sedi di Brescia e Milano che hanno preso parte a una campagna di ricognizione e rilevamento archeologico in località Tor de’ Pagà – Canalì de la Tor posta a quota 2141 metri a monte dell’abitato di Vione (BS) e nel maestoso scenario alpino che prospetta l’Adamello. Il sito della Val Camonica, caratterizzato da toponimi che ricordano la presenza di antiche fortificazioni, conserva effettivamente alcuni resti murari che, già parzialmente indagati negli anni ’70 da Mario Mirabella Roberti, sono stati oggetto di nuove ricerche archeologiche per chiarirne origini e funzione e nella prospettiva di una valorizzazione e fruibilità turistica.

L’iniziativa del campo-scuola, promossa dalla locale amministrazione comunale, nell’ambito del progetto “Vione archeologica”, finanziato dalla Regione Lombardia, è stata realizzata in accordo con l’insegnamento di Archeologia medievale della sede bresciana dell’Università Cattolica tenuto dal professor Marco Sannazaro, e con l’autorizzazione del Ministero dei Beni Culturali, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia.

L’area è di difficile accesso, raggiungibile dal paese solo tramite un’impervia e impegnativa mulattiera, carrozzabile solo in parte; i partecipanti alla campagna sono stati pertanto alloggiati in una struttura- bivacco (Case di Bles, 2080 m) concessa in uso dal Cai di Manerbio, che, pur priva delle comodità e dei servizi cui ha abituato la modernità, ha offerto un’ospitalità calda ed essenziale e una base indispensabile per tutte le attività previste.

Dato il carattere di campo-scuola assunto dall’iniziativa, lo svolgimento della campagna ha visto alternarsi attività di cantiere, finalizzate al raggiungimento degli obiettivi scientifici previsti, e lezioni teoriche e pratiche propedeutiche all’apprendimento delle metodologie dell’indagine archeologica.

Sotto la guida di Giovanna Bellandi, responsabile del campo, e di altri archeologi professionisti, gli studenti hanno collaborato di giorno nell’evidenziare i muri superstiti, asportando la vegetazione prativa e in parte l’ammasso di pietre superficiali determinato dal crollo delle strutture originarie. Hanno rilevato graficamente e fotograficamente le caratteristiche dell’impianto fortificato emerso dal lavoro di pulizia superficiale e dei saggi effettuati negli anni settanta, compilando le schede descrittive delle singole unità stratigrafiche.

Di sera e nei rari momenti di maltempo si sono invece susseguite lezioni sulle tecniche fotografiche, sul disegno tecnico dei reperti, sull’uso della strumentazione utile al rilievo topografico (stazione totale) e al fotoraddrizzamento degli elevati. Non sono mancate discese a valle per attività di analisi dei catasti storici e di ricognizione e schedatura degli edifici più antichi di Vione, col fine di ricostruire l’evoluzione urbanistica del paese (attività curata dal professor Dario Gallina) o per assistere a conferenze proposte nella sede del municipio: “L’arte rupestre della Valcamonica di età storica” (Sara Bassi); “Valcamonica: poteri politici e strutture socio-economiche tra XII e XIV secolo (Paolo Bianchi).

Sempre nella sede comunale è stata allestita una mostra che spiega gli intenti del progetto “Vione archeologica” e sono stati esposti i reperti altomedievali (due fibule e un coltello) rinvenuti in alcune tombe scoperte in paese negli anni settanta. Nel corso di una seminario tenutosi il 19 agosto sono stati infine presentati i primi risultati del progetto. La campagna si è conclusa con il riconoscimento di una struttura fortificata d’alta quota, per la cui datazione è indicativo il rinvenimento di una chiave di XII-XIII secolo. Si prevede di rinnovare l’estate prossima questa fruttuosa esperienza scientifica e didattica.