Come sarà la comunicazione tra vent’anni? Per avere una risposta non serve essere indovini, ma conoscere il processo evolutivo della comunicazione. Come ha tentato di fare il primo incontro organizzato dalla Fondazione Energy Lab all’interno del progetto Twenty for Twenty, che coinvolge tutti gli atenei milanesi. Al workshop di venerdì 22 gennaio seguiranno altri quattro incontri incentrati sul futuro di mobilità, casa, moda e salute. Alla fine del ciclo di incontri, 20 gruppi composti da altrettanti ventenni lavoreranno per ideare e sviluppare progetti che sappiano rispondere al problema della ristrettezza delle fonti energetiche.

A dare corpo alla prima tavola di Twenty for Twenty, uno psicologo, un funzionario pubblico e un esperto di nuove tecnologie. Secondo Claudio Bosio, che insegna Psicologia dei consumi e del marketing all’Università Cattolica di Milano, ciò che si può constatare già nei giorni nostri è uno slittamento dalla materialità all’immaterialità dei prodotti, che corrisponde  al passaggio dalla modernità all’era postmoderna. Ma il tasso di comunicazione nei prodotti è aumentato notevolmente, soprattutto in relazione alla diminuzione della consistenza materica degli oggetti. «Oggi non si compra solo un prodotto – ha proseguito Bosio -  ma anche tutta la filosofia e la comunicazione che a esso è connessa». Il veicolamento lineare di un messaggio, dogma assoluto dei mass-media a cui siamo abituati, è in competizione con un’idea di media condiviso, un «media-networking», il cui schema riprende l’idea di conversazione più che di monologo. Lo scambio di informazioni sarà «un evento aperto», in cui il fruitore potrà diventare parte attiva. E ciò metterà in crisi l’autorità e l’autorevolezza degli “old media”: carta stampata, radio e televisione.

 

Andrea Lucchini è intervenuto come portavoce della vecchia scuola dei media. Lavora al Comitato Regionale per le Comunicazioni (Corecom), organismo che si occupa di garantire una distribuzione equa degli spazi mediatici alla politica. «Se pensiamo che dal 1975 al 2005 i diversi governi hanno emanato ben 17 leggi in materia di comunicazione radiotelevisiva è chiaro che la soglia di attenzione per questo tema, anche a livello istituzionale, è molto alta». Manca però una consapevolezza dello scenario nuovo, dove la radio e la televisione non sono più gli unici attori sulla scena. «La “par condicio” – ha continuato Lucchini – oggi significa equa spartizione dei tempi televisivi e radiofonici. Domani nel computo dovranno essere coinvolti anche i nuovi media: il nostro lavoro dovrà quindi accelerare per seguire questo nuovo corso». 

 

A Roberto Saracco, creatore e direttore del Future Center di Telecom Italia a Venezia, è affidato il compito di tratteggiare l’imminente futuro della tecnologia delle comunicazioni. Saracco è un professionista che guarda avanti per professione: «Dobbiamo pensare che lo sviluppo tecnologico dei prossimi 18 mesi sarà della stessa portata di quello degli ultimi quarant’anni». Il cellulare è l’oggetto che ha tracciato un solco, facendo nascere un nuovo modo di relazionarsi che dal collettivo è passato al personale. Questo ha indotto una forte accelerazione nel campo della ricerca, perché la personalizzazione crea automaticamente nicchie di mercato: fra poco sarà in commercio un telefonino in grado di riconoscere la nostra mano, di monitorare il nostro stato di salute, di selezionare il libro che vogliamo nello scaffale stracolmo di una libreria in centro. «Ciò che ha reso possibile il grande balzo in avanti dello sviluppo tecnologico – ha detto Saracco – è l’abbattimento dei costi». «Il mondo della tecnologia – ha concluso il direttore del Future Center di Telecom Italia - non deve spaventare, perché ogni cambiamento che viviamo non è frutto di una rivoluzione ma di un processo che si sviluppa a piccoli passi, giorno dopo giorno».