Storie di sushi e kebab, acqua depurata e long island. E ancora, studenti e avvocati, immigrati e pensionati. Sullo sfondo Milano, che lavora e si diverte, studia e sperimenta. In continuo movimento, mai uguale a se stessa. In evoluzione. Tutto questo è ‘Milano è una cozza’, una raccolta di brani (tra cui quello che da’ il nome al libro) curata da Luca Doninelli, scrittore e critico letterario nonché docente nella facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica di Milano dove è titolare del laboratorio di Etnografia narrativa.

E proprio alcuni studenti di questo laboratorio sono tra i protagonisti della sezione ‘Indagini’ del libro (completano l'opera i racconti degli allievi della scuola di scrittura Flanney O'Connor del Centro culturale di Milano e due brani dello stesso Doninelli): «Dobbiamo tornare a raccontare il territorio. E' importante che tutti siano in grado di farlo, non solo gli scrittori. Per questo motivo è ritengo necessario insegnare a raccontare. Lo scopo del libro - spiega Doninelli -  era quello di imparare a scrivere della propria realtà quotidiana. Non mi interessa un reportage su via Padova fatto da un giornalista che magari c’è stato solo per un’ora. Voglio il racconto del ragazzo che ci è nato e che ci vive da 25 anni . Lui sì che la conosce».

I brani scritti dagli studenti della Cattolica sono quattro: Il sushi di Camilla Motta e Federica Sacchi, La casa dell’acqua di Giacomo Balduzzi, Happy Hour. La Milano da bere…e quella da mangiare di Giovanni Castiglioni, Arianna Cavenago e Daniela Rossetti e I love shopping… con kebab di Sabrina Zanconi.

Giovanni Castiglioni è tra i coautori del racconto dedicato all’happy hour, uno degli elementi più caratteristici della società meneghina: «Abbiamo deciso di affrontare questo argomento perché uno dei temi trattati durante il laboratorio – spiega - è stato quello dell’Expo 2015 che si occuperà dell’alimentazione. E ci siamo chiesti, 'Cosa mangia la gente a Milano?' La scelta di parlare dell’happy hour è stata una conseguenza quasi naturale. Nella nostra città ci sono circa 300 locali che offrono la possibilità di fare l'aperitivo e le modalità sono assolutamente originali. L’happy hour ha origini anglosassoni ma oltremanica la caratteristica che lo contraddistingue è quella di offrire due bevute al prezzo di una. E’ mirato su ciò che si beve piuttosto che su ciò che si mangia. Da noi invece è il cibo l'elemento chiave. E' un tratto distintivo dell’aperitivo italiano, milanese in particolare».

«Per questo motivo esso diventato un modo veloce e economico di cenare. Inoltre è occasione per socializzare. Si fa l’happy hour perché è comodo e informale. Inoltre dalla nostra esperienza abbiamo poi scoperto che spesso questo momento della giornata viene utilizzato per pianificare il proprio futuro: il lavoro, la vacanza, gli studi, il weekend ecc. Una sorta di break dove è possibile fare in tranquillità il punto della situazione con colleghi e amici. In particolare abbiamo individuato veri e propri aperitivi tematici dove si incontrano persone appartenenti alla medesima categoria lavorativa come ad esempio gli avvocati che parlano del loro happy hour nel nostro racconto».

Sabrina Zanconi ha invece scritto il racconto dedicato al mondo dei cosiddetti kebabbari: «Ho voluto parlare di questo argomento per mettermi alla prova. Avevo un atteggiamento di chiusura rispetto a questa realtà. Tanto per dirne una non avevo mai mangiato un kebab in vita mia».

«In un primo momento è stato decisamente difficile riuscire a entrare in contatto con queste persone – spiega - perché ho incontrato un muro di diffidenza dato che infondo rappresentavo un soggetto estraneo alla loro cultura. E poi ero una donna. Poi il prof. Doninelli mi ha affiancato una ragazza musulmana di seconda generazione che mi ha permesso di rompere il ghiaccio. Insieme a lei ho girato per via Vitruvio dove i venditori di kebab sono molto numerosi. Grazie alla sua presenza sono riuscita ad avere molte informazioni. Per esempio mi è stato raccontato il rituale con cui vengono uccisi gli animali che prevede tra l’altro l’invocazione di misericordia ad Allah».

'Milano è una cozza' rappresenta comunque soltanto la prima puntata di un progetto che già guarda alla prossima edizione. E al prossimo libro, già in fase di lavorazione. Spiega Doninelli: «Il libro che contiene i racconti dei ragazzi del nuovo laboratorio è già in preparazione. Tra i temi toccati dai ragazzi ci sono le analisi di due paesi, Cerchiate e Consonno, due realtà molto diverse fra loro come una farmacia dell’hinterland e un centro commerciale, un racconto sulla vita in via Padova scritta da un ragazzo nato e cresciuto in quella zona e il tentativo, corredato da documenti storici, di provare a rispondere a un quesito che in molti si sono posti ovvero perché da Bergamo a Milano ci vuole un’ora e da Brescia a Milano solo mezzora…»