Piazza Cadorna nella percezione delle persone che la fruisconoHanno lo stesso nome sulla targa, ma nella percezione delle gente sono altra cosa. Piazza Cadorna e piazza San Fedele a Milano rappresentano due diversi modi di intendere uno stesso concetto, se non nelle intenzioni degli architetti, almeno nella testa delle persone che le vivono. Luogo di aggregazione e di incontro, cuore pulsante del paese o non-luogo di passaggio? Insomma, Piazze o non-piazze? La domanda è il titolo della ricerca condotta  durante il laboratorio biennale dagli studenti della laurea specialistica in Psicologia della comunicazione dell’Università Cattolica, con la supervisione della psicologa Rita Ciceri, e gli architetti di Dagad Fabbrica del Vapore, Paolo Righetti e Marta Carlon, negli anni accademici 2008/09 e 2009/10. Sottotitolo: Dati sul benessere soggettivo di tre piazze milanesi: Cadorna, San Fedele e Medaglie d’oro.

I giovani psicologi hanno sentito il parere di 250 soggetti fruitori delle piazze, sia attraverso le interviste individuali in loco e sia con l’osservazione etnografica, cioè analizzando il loro comportamento in diversi momenti della giornata e della settimana. Conclusione? In alcuni casi “piazza” è una parola che sta solo nella toponomastica e i luoghi presi in considerazione, a dispetto della visione degli architetti, si rivelano piuttosto delle non-piazze.

In particolare Cadorna, piazza centrale riqualificata nel 2000 con la scultura "Ago, Filo e Nodo" realizzata dagli artisti Claes Oldenburg e Coosje Van Bruggen, è vissuta dai suoi fruitori come caotica, mal organizzata, poco sicura e poco piacevole. I cittadini che la vivono, prevalentemente la attraversano per passaggio (40%) o per aspettare un mezzo pubblico (32%), parlando al cellulare (17%) o ascoltando l’iPod (12%), e sottolineano la visione parziale e non complessiva della piazza (presenza centrale della scultura) che è posta fuori dal loro punto di vista e quindi non fruibile. L’emozione prevalente che la caratterizza è la preoccupazione (60%) e solo il 14% degli intervistati la trova divertente e stimolante.


Le slide di presentazione della ricercaPer contro, si mostrano soddisfatti e “accolti” i soggetti che transitano in piazza San Fedele (78%), prototipo della piazza che raggruppa municipio e chiesa, proprio perché raccolta, con confini ben definiti, sicura e tranquilla. I fruitori la vivono durante le pause pranzo, per riposarsi (60%) o sostare con amici e colleghi (41%) o per serene passeggiate.

Infine, la rilevazione di pericolosità e di preoccupazione, accompagnata da una valutazione di scarsa cura e disordine, caratterizza piazza Medaglie d’oro, che, a ricerca appena iniziata, conferma la valutazione negativa dei cittadini. Traffico, rumore, percorsi non ben definiti sono gli elementi che minano la sensazione di benessere che una piazza dovrebbe comunicare. Il cambiamento che sfida la città di Milano anche dal punto di vista architettonico appare dunque visto con sospetto dai milanesi che ne sembrano travolti e ribadiscono il bisogno di vivere piazze come luoghi dove la sosta sia possibile.


Piazza San Fedele a Milano (da Wikipedia)Come si può definire una piazza in termini architettonici e come invece in termini psicologici? Possono questi due diversi linguaggi confrontarsi e integrarsi, per definire città più adatte ai loro cittadini? Un punto di partenza potrebbe essere un confronto tra i criteri architettonici che guidano la progettazione degli spazi pubblici e i bisogni impliciti che guidano i fruitori a ricercare negli spazi le risorse utili a soddisfarli, al fine di percepirne uno stato di benessere.