L'inquinamento della pianura padanaLa pianura padana è il quinto posto più inquinato al mondo. Per questo è urgente monitorare la situazione e trovare soluzioni. I ricercatori del dipartimento di Matematica e fisica dell’Università Cattolica si sono aggiudicati, insieme a colleghi di altre università, un grande progetto europeo che si occuperà anche della zona in cui viviamo. Si chiama Éclaire (Effects of climate change on air pollution impacts and response strategies for European ecosystems) e il suo obiettivo è quantificare gli effetti che il cambiamento climatico avrà sull’inquinamento atmosferico e sviluppare strategie di risposta per gli ecosistemi europei. È un progetto europeo del Settimo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico dell’Unione europea e vedrà coinvolto anche il dipartimento di Matematica e fisica dell’Università Cattolica.

La ricerca è partita il 1° settembre 2011 e terminerà lo stesso giorno del 2015, 48 mesi per trovare le giuste risposte a un problema sempre più serio. Il progetto Éclaire è un consorzio di 39 gruppi di ricerca provenienti da 18 paesi del nostro continente. La ricerca utilizzerà 10.7 milioni di euro di cui sette finanziati dalla Commissione europea. Il via ufficiale del progetto ha avuto luogo il 24 ottobre alla sede bresciana dell’Università Cattolica, che ha aperto le porte a più di cento esperti provenienti da tutta Europa coinvolti nella ricerca. Gli studiosi hanno stabilito un piano di lavoro che li vedrà impegnati in questi quattro anni nella valutazione del cambiamento dell’inquinamento atmosferico in seguito ai mutamenti climatici e degli effetti che essi causeranno sugli ecosistemi naturali agricoli e forestali.

Al dipartimento di Matematica e fisica dell’ateneo, che partecipa ad Éclaire insieme al Cnr, verrà affidata la valutazione della dinamica e della fisica degli scambi gassosi a livello di ecosistema in sistemi agricoli e forestali padani così come la misurazione delle sostanze chimiche emesse e depositate sulle pre-Alpi italiane. Il responsabile scientifico del contributo italiano è Giacomo Gerosa, docente di chimica. A questo riguardo il 26 ottobre a Brescia il professor David Fowler, direttore del Centre for Ecology and Hydrology (Ceh) di Edimburgo e partner del progetto, ha tenuto un seminario divulgativo sull’inquinamento atmosferico, di cui riferiamo qui a lato.

I ricercatori degli altri Paesi, tra cui Mark Sutton, fisico ambientale e collega di Fowler, hanno dichiarato un grande interesse volto a sviluppare ricerche mirate sulla nostra zona, la pianura padana, il quinto posto più inquinato del mondo. Già a partire da giugno verranno creati dei siti sperimentali nella valle del Po’, e più precisamente a Bosco Fontana, per misurare le sostanze chimiche emesse e depositate sulla foresta. Si sa, ha affermato Sutton, che l’aumento delle temperature è direttamente proporzionale alla crescita dell’inquinamento atmosferico, quello che vogliamo calcolare è di quanto peggiorino nell’arco del tempo.

Sutton ha inoltre spiegato che l’inquinamento non è causato solo dalle industrie e dalle macchine ma anche dall’agricoltura. L’allevamento di bestiame è una delle maggiori cause dell’inquinamento da azoto. La soluzione sta nella parola coniata da questi ricercatori: “demeatarian”. Come la parola inglese suggerisce, i de-meat-arians mangiano metà della porzione di carne che una persona mediamente assume. L’Europa ha bisogno dei fertilizzanti all’azoto per coltivare il cibo, tuttavia molti agricoltori utilizzano queste sostanze in modo abbondante e disattento. L’azoto in eccesso raggiunge le falde acquifere inquinandole. Anche il concime animale contamina i corsi d’acqua mentre i mucchi di letame non coperti rilasciano ossido di azoto inquinando l’aria. L’80% dell’azoto contenuto nel raccolto è destinato al bestiame, non all’uomo. Per questo quindi sarebbe opportuno ridurre le porzioni di carne che mangiamo. Solo l’agricoltura produce circa l’80% delle emissioni di ossido di azoto e per prevenire tutto questo dovrebbero essere introdotte misure restrittive più rigide e rispettate da tutti.

«Ma se Éclaire si propone di misurare i dati relativi all’inquinamento, spetterà però a BioMaxEf, un altro progetto del Settimo Quadro Europeo, cercare di trovare le soluzioni», ha affermato il direttore del dipartimento di Matematica e Fisica Antonio Ballarin Denti. L’inquinamento è un problema che mette sempre più a rischio la nostra salute. Éclaire si propone di dare un grosso contributo al futuro nostro e del pianeta.