Il delicato rapporto che lega i minori e il mondo della Rete ha trovato un importante e prestigioso luogo di dibattito: la Camera dei Deputati. Un appuntamento a cui non è mancato EU Kids Online, il progetto di ricerca coordinato da Sonia Livingstone della London School of Economics di cui OssCom, il centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica rappresenta il nodo italiano.

Svoltasi nell’ambito del Safer Internet Day 2012, la giornata europea dedicata alla sicurezza in rete dei ragazzi promossa dal Safer Internet Plus Programme della Commissione Europea, finanziatore di EU Kids Online, l’audizione è stata organizzata dal Comitato Consultivo del Centro Giovani Online in collaborazione con Save The Children e Adiconsum che per l’occasione hanno presentato l’Agenda strategica per la promozione dei diritti online dei minori.

Tra le conclusioni finali della ricerca - presentata da Giovanna Mascheroni, docente della facoltà di Scienze Politiche e referente italiana del progetto – una delle più importanti è quella che invita i genitori a impegnarsi più attivamente nelle attività online dei propri figli parlando con loro del Web e assistendoli qualche volta personalmente online. Rispetto all’imposizione ai figli di divieti e limitazioni all’uso di internet, un impegno positivo può ridurre il rischio di danni senza precludere le opportunità della Rete.

Genitori attivi = ragazzi più sicuri ed esperti. La mediazione attiva da parte dei genitori nell’uso di internet - per esempio condividendo attività online, o incoraggiando i figli ad imparare da soli rimanendo a disposizione se necessario – riduce la probabilità dell’esposizione dei minori ai rischi online a qualsiasi età. Sembra, inoltre, che questo comportamento riduca le esperienze dannose (come essere infastiditi e turbati da qualche esperienza online) dei minori tra i 9 e i 12 anni senza in alcun modo limitare le loro opportunità online. Per contro, la mediazione restrittiva – come porre limiti di tempo all’uso di internet, proibire alcuni siti o negare ai figli la possibilità di caricare foto – sembra essere più efficace nella riduzione dei danni ad ogni età. Ma poiché questa strategia limita l’uso che i minori fanno di internet, essa riduce anche le loro opportunità online quali l’apprendimento, la comunicazione, la partecipazione e il divertimento. Dei genitori interrogati l’87% dei genitori italiani dichiara di imporre ai propri figli delle regole sulla diffusione di informazioni personali online, il 56% sostiene di essere accanto ai figli quando sono online, e il 79% parla con loro di internet. Solo il 13% dei genitori non ha attivato alcuna strategia di mediazione tra quelle esplorate nel questionario.

«Per i genitori – ha spiegato Sonia Livingstone - il parlare ai propri figli di internet e delle loro azioni online e incoraggiarli ad esplorare da soli ma stando loro vicini se ne hanno la necessità sono tutti modi per ridurre i rischi online senza diminuirne le opportunità. Nel complesso emerge un quadro positivo in cui i minori ben accettano l’interesse e le iniziative dei genitori con quest’ultimi che esprimono fiducia nelle abilità dei propri figli. Ma ci sono genitori che non fanno molto, persino per i figli più piccoli, e ci sono alcuni figli che vorrebbero un maggiore interesse da parte dei genitori. Sarebbero opportune delle politiche che prevedano risorse e strumenti volti a sensibilizzare questi genitori».

Stili genitoriali diversi in Europa. Spiega Giovanna Mascheroni: «Ci sono differenze fra i Paesi europei in base alla preferenza dei genitori rispetto a modalità ora più restrittive ora più attive di mediazione. In generale, nei Paesi mediterranei e in Austria, ad esempio, i genitori adottano un approccio restrittivo mentre nei Paesi nordici preferiscono strategie di mediazione attiva».

Per quanto riguarda il nostro Paese solo l’11% dei genitori italiani dichiara di aver mutato le proprie strategie di mediazione a seguito di esperienze negative dei figli, sebbene un quarto dica che è abbastanza (15%) o molto (3%) probabile che i propri figli vivranno esperienze problematiche nei prossimi sei mesi mentre circa due terzi dei genitori intervistati in Italia usano software per prevenire spam e virus, meno di un quarto (21%) usa filtri per la sicurezza.

La percezione del controllo. Contrariamente all’idea che i genitori conoscano poco delle attività dei figli online, due terzi dei figli dichiarano che i propri genitori sappiano molto (25%) o abbastanza (51%) a riguardo. I minori sono generalmente positivi rispetto alle azioni dei propri genitori, oltre due terzi dice che la mediazione dei propri genitori è di aiuto (il 27% molto, il 45% un po’). Una piccola percentuale dei minori interrogati dice che vorrebbe che i propri genitori facessero di più (1% molto, 9% un po’).