FlexicurityI sussidi di disoccupazione esercitano un impatto significativo sull’evoluzione dei redditi da lavoro nell’arco della carriera. È quanto emerge da una ricerca condotta da Lorenzo Cappellari, del Dipartimento di Economia e Finanza dell’Università Cattolica, in collaborazione con Paul Bingley, dell’Istituto danese di ricerca economica e sociale, e Niels Westergård-Nielsen dell’Università di Aarhus. Prendendo in esame dati sulla forza lavoro maschile danese, la ricerca mostra come le carriere salariali di chi beneficia dei sussidi siano significativamente diverse rispetto a quelle dei lavoratori non coperti.

Lorenzo CappellariI risultati dello studio dei tre ricercatori sono stati pubblicati nel numero di maggio dell’Economic Journal, col titolo: “Unemployment Insurance, Wage Dynamics and Inequality over the Life Cycle”. Secondo la ricerca i sussidi possono influire negativamente sull’impegno dei lavoratori e sul learning-by-doing, una delle principali determinanti delle progressioni salariali. L’implicazione di questi risultati è che un sistema di sussidi di disoccupazione dovrebbe essere accompagnato da contratti salariali legati alla performance dei lavoratori, tali da neutralizzare gli effetti disincentivanti generati dai sussidi.

I sussidi di disoccupazione sono un ingrediente fondamentale dell’assetto istituzionale in cui non vi è protezione del posto di lavoro. Il sistema della "flexicurity" danese è uno dei principali esempi di questo approccio: le imprese sono libere di assumere e licenziare, mentre un’estesa rete di protezione sociale riduce il rischio di povertà e preserva la coesione sociale. Ogni lavoratore ha la possibilità di beneficiare dei sussidi contribuendo a fondi assicurativi organizzati dai sindacati nei vari settori industriali e co-finanziati dalle imprese.

Sfruttando informazioni sulla copertura assicurativa e sui suoi cambiamenti nell’arco di un lungo tratto della carriera di più di 800mila individui messe a disposizione dall’Istituto di statistica danese, lo studio identifica due effetti dei sussidi sui salari. In primo luogo, i lavoratori che ne sono coperti presentano profili di carriera salariale più uniformi rispetto ai lavoratori privi della copertura assicurativa garantita dal sussidio. Ciò significa che le carriere veloci, caratterizzate da elevata crescita salariale, sono più rapide quando i lavoratori non sono coperti da sussidio, circa mezzo punto percentuale in più su base annua rispetto alla crescita media.

In secondo luogo, le carriere dei lavoratori assicurati sono più instabili, ovvero il loro salario è soggetto a maggior volatilità da un anno al successivo rispetto a quello dei lavoratori non assicurati, circa il 25% in più.

I ricercatori sottolineano come questi risultati possano interpretarsi come sintomo di “moral hazard” indotto dal sussidio. In sostanza, rendendo meno costosa la perdita del posto di lavoro, il sussidio può ridurre l’impegno dei lavoratori e il learning-by-doing. L’apprendimento sul posto di lavoro è uno dei principali motori della crescita salariale, la quale pertanto rallentata una volta che i lavoratori beneficiano della copertura assicurativa. Al limite, la riduzione dell’impegno può tradursi in licenziamento (in particolare in un mercato senza protezione del posto di lavoro), aumentando l’instabilità occupazionale e salariale.

Esiste un’ampia letteratura economica relativa agli effetti dei sussidi di disoccupazione sul comportamento dei disoccupati, la quale mostra come, in genere, i sussidi siano associati a un allungamento della durata della disoccupazione. Il nuovo studio contribuisce a questa letteratura fornendo per la prima volta evidenze sul legame tra sussidi di disoccupazione e dinamica dei salari individuali.

 

 

Jobcenter Aarhus