Una ricerca condotta tra gli studenti universitari di varie città italiane per sondare la configurazione delle relazioni tra le generazioni nelle organizzazioni di volontariato (odv). L’ha realizzata per conto dell’Osservatorio nazionale sul volontariato uno staff di ricerca della sede bresciana dell’Università Cattolica, sotto la direzione scientifica del professor Luigi Pati, direttore dell’Osservatorio.
Che cosa dicono i dati rispetto all’immagine che il giovane dà di sé nel contesto delle odv? I numeri dicono che il 61,5% degli studenti coinvolti nella ricerca non ha mai avuto esperienza come volontario, il 19,5% ha avuto esperienza e poi ha smesso e il 19% continua il percorso intrapreso. Da questa distinzione sono scaturite tre differenti proposte di compilazione del questionario. Lo strumento, come puntualizza Krzysztof Szadejko, è stato costruito grazie alla Mix-Methodology, che coniuga l’intensità propria dei metodi quantitativi con la profondità dei metodi qualitativi.
Le associazioni – spiega Maria Paola Mostarda – possono svolgere un ruolo fondamentale per incentivare la presenza dei giovani governando i seguenti aspetti: la scelta di attività di cui i giovani possano cogliere un senso per loro e per i beneficiari, un certo ruolo lasciato ai giovani, il tempo dell’impegno, impegnativo ma sostenibile nel tempo, la presenza di un coordinatore, la vicinanza di altri volontari, soprattutto coetanei ma anche adulti, un ascolto attento per le idee dei nuovi arrivati, la condivisione delle decisioni importanti, la disponibilità a cambiare qualcosa e ad innovare l’associazione, un certo ricambio generazionale, l’assenza di benefit economici. Tali aspetti sembrano incentivare i giovani a continuare a fare volontariato e ad apprezzare la relazione con volontari di età diverse.
Livia Cadei punta l’attenzione sull’aspetto relazionale nelle odv, sottolineando come i giovani che continuano a fare volontariato dichiarano di avere trovato un clima accogliente, amicale, democratico e collaborativo. Il fare è aiutato da percorsi formativi, che registrano un elevato livello di soddisfazione da parte dei giovani, che sono affascinati dal contributo che adulti e anziani possono portare alle organizzazioni grazie alla loro esperienza, mentre da parte loro credono di contribuire con capacità di portare innovazione, novità, freschezza.
Monica Amadini entra nel merito delle rappresentazioni dei giovani volontari, che si percepiscono come disponibili e altruisti, e soprattutto, disposti a intervenire con azioni concrete sulle problematiche di tipo sociale, ma anche fortemente desiderosi di sentirsi utili e “chiamati” a fare azione volontaria da parte degli adulti. I giovani sono motivati e spinti a svolgere esperienze di volontariato certamente per affermare valori in cui credono ma spicca il fatto che è attraverso il fare, l’agire sul campo che riescono a esprimersi pienamente e a fornire il loro contributo a un problema sociale.
Domenico Simeone mostra la trasferibilità di questi risultati anche in altri contesti, come quello lavorativo. Il tema del passaggio intergenerazionale si rivela talmente significativo da dover essere curato in tutti gli ambiti. Ognuno di essi ha infatti un patrimonio da custodire ma al tempo stesso dovrebbe favorire apertura al tempo presente per garantire lo slancio verso il futuro. È il dono la categoria chiave che consente di costruire legame tra giovani e adulti nelle odv; in particolare gli adulti dovrebbero consentire al giovane di abitare un contesto e attivarsi come protagonista. Inevitabile in tal senso la configurazione di un patto fondato sulla fiducia, che aiuti a configurare l’odv come luogo di incontro tra le generazioni, luogo di fecondazione reciproca, trasformativo per ambo le parti. A queste considerazioni fanno seguito alcune proposte: lavorare sul coinvolgimento perché, come emerso dalla ricerca, troppi giovani affermano di non conoscere o di non avere ricevuto proposte dalle odv; garantire una collaborazione tra università e mondo del volontariato per trovare forme volte a facilitare esperienze di volontariato giovanile; proporre una “manutenzione permanente” del rapporto generativo tra adulti e giovani che passa attraverso anche aspetti e cambiamenti di tipo organizzativo: le odv dovrebbero proporsi luoghi dinamici, che apprendono dall’esperienza e si modificano grazie ad essa.