Mentre sullo schermo scorrono le immagini di Peppa Pig che salta nella sua pozzanghera di fango preferita, il grafico azionario schizza alle stelle e tocca i “200 milioni di sterline in vendite al dettaglio in Gran Bretagna per il 2012”. Poi, mentre Peppa guarda le vetrine di un negozio di giocattoli, un cartello avverte: “Peppa Pig è la property n°1 per il target pre-school”. Il video dura solo 3 minuti, ma snocciola uno dietro l’altro tutti i numeri – a sei cifre – del successo dei primi dieci anni di vita della maialina rosa.

Ma non c’era solo Peppa Pig; altri personaggi, come i Cuccioli e Geronimo Stilton, e programmi per bambini e ragazzi si sono indirettamente confrontati il 3 marzo nella Cripta dell’Aula Magna della sede milanese, dove sono stati presentati i due rapporti conclusivi della ricerca pluriennale sullo stato della televisione per bambini in Italia svolta da OssCom, Centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, per Focus in Media, Osservatorio sulla comunicazione e i media della Fondazione per la Sussidiarietà con il supporto di Sky Italia.

Al centro del dibattito la dialettica tra produzione economica del “valore” e trasmissione educativa e culturale dei “valori” di cui è capace la cosiddetta “children’s television”, ossia quel segmento della televisione italiana rivolta al target 0-14 anni che, per quantità di canali tematici e ore di programmazione rappresenta tuttora una delle offerte dedicate tra le più ricche d’Europa.

Ad aprire la mattinata il preside della facoltà di Scienze della formazione, Luigi Pati, che ha sottolineato il grande potenziale educativo della televisione che, nonostante lo sviluppo delle nuove tecnologie di rete, continua a occupare un ruolo centrale nella formazione dei più piccoli e a svolgere un compito di grande responsabilità nel proporre loro stili di vita e nuove forme di convivenza civile.

Il Presidente del Corecom Lombardia, Federica Zanella, ha ricordato non solo l’impegno di vigilanza a tutela dei minori svolto dal Comitato Regionale nei confronti della programmazione delle Tv locali (una volta ricche di programmazione per bambini, oggi più proficuamente sostituita da televendite), ma anche quello del Comitato Media e Minori sul fronte del rispetto del Codice di autoregolamentazione; le prossime sfide sono rappresentate da un presidio della qualità e dalla promozione delle emittenti più virtuose a complemento delle iniziative a carattere sanzionatorio.

Dopo l’introduzione di Guido Gili che ha illustrato l’attività di ricerca svolta da Focus in Media, l’osservatorio della Fondazione per la Sussidiarietà sulla comunicazione e ha ricordato gli esiti del primo rapporto di ricerca sulla children’s television presentato sempre in Cattolica nel maggio del 2013, Piermarco Aroldi, direttore di OssCom e responsabile della ricerca insieme a Nicoletta Vittadini, ha presentato gli esiti dell’indagine.

Ne emerge la fotografia di un segmento dell’industria creativa rivolta ai giovanissimi intorno al quale ruotano ogni anno, sul solo mercato italiano, alcune centinaia di milioni di euro tra valore alla produzione, licensing e prodotti di consumo legati al merchandising, pubblicità tabellare, abbonamenti Tv, Home video ed eventi sul territorio.
Sono molto elevati i costi di produzione (soprattutto per quanto riguarda l’animazione), la frammentazione del pubblico e degli ascolti e l’esiguità dei soggetti in grado di investire, al di là di quanto continua a fare per mandato di servizio pubblico la Rai. Anche per queste ragioni l’industria creativa rivolta ai bambini rischia di essere poco redditizia e dunque, paradossalmente, a corto di risorse economiche sufficienti a garantire una programmazione di qualità, originale, differenziata per genere, formati e linguaggi, in grado di sperimentare forme nuove e con un carattere culturale europeo o italiano: tutti tratti che costituiscono elementi importanti del suo valore educativo e sociale.

A discutere di questo scenario pedagogisti e professionisti della televisione per bambini: Pier Cesare Rivoltella, direttore del Cremit, che ha indicato le strade di una possibile valorizzazione della programmazione per i più piccoli da parte della scuola entro il solco delle pratiche di media education; Roberto Farnè, tra gli storici collaboratori che nel 1990 idearono e progettarono l’Albero Azzurro, il più longevo programma educational della Rai, che ha sottolineato l’importanza della sperimentazione; Sergio Manfio, presidente e responsabile creativo del Gruppo Alcuni, autore della serie Cuccioli, e pioniere della consulenza pedagogica in sede di produzione televisiva, che ha evidenziato i limiti di sistema del settore dell’animazione in Italia; Francesco Raiano, Direttore Licensing ETS, “padrino” italiano di Peppa Pig e manager dei diritti della property nel nostro Paese; Maurizia Sereni, story editor del settore animazione e ragazzi di Lux Vide che ha raccontato la sua esperienza alla produzione di serie tv destinate ai più piccoli.