Il nuovo Annuario del Centro di iniziative e ricerche sulle migrazioni della sede di Brescia, presentato il 25 ottobre in via Trieste 17, sviluppa un’attenta riflessione, a più livelli, della realtà immigrata nel territorio bresciano, documentando quanto attori e istituzioni hanno costruito negli ultimi due anni in termini di miglioramento dell’integrazione e della convivenza interetnica. Il volume 2011-2012 è dedicato infatti al tema “Immigrazione e contesti locali”, Come sottolinea Elena Besozzi nell’introduzione, «è proprio a partire dagli attori in gioco - autoctoni e stranieri - che si colgono meglio le dinamiche verso l’integrazione e lo sviluppo di nuove modalità di convivenza e di coesione sociale». Attraverso la consueta impostazione tripartita, l’Annuario offre la possibilità di documentarsi sulle caratteristiche della presenza immigrata e di cogliere alcuni spunti di riflessione attorno a questioni cruciali, legate alle condizioni di vita e all’esercizio dei diritti fondamentali.

Nella prima parte, dedicata alla presentazione dei dati sia statistici sia provenienti dalla rilevazione dell’Osservatorio regionale per l’integrazione e la multi etnicità (Orim), si evidenzia come, pur proseguendo la stabilizzazione della popolazione immigrata nel territorio provinciale, stiano crescendo anche segnali di vulnerabilità della condizione di cittadino straniero. A titolo di esempio, si può ricordare che la crescita di stranieri residenti nella provincia (+0,7% nel 2011 rispetto al 2010) è la più elevata a livello nazionale e che la presenza di minori rappresenta circa un quarto (24,2%) della popolazione immigrata residente nella provincia. Gli alunni stranieri sono cresciuti del 7,3% nel 2011 e rappresentano il 16,5% di tutti gli alunni della provincia (percentuale molto superiore alla media regionale e nazionale). Di contro, nell’ultimo anno, sono in diminuzione le percentuali degli stranieri che lavorano stabilmente a tempo indeterminato (-2,7%) e di chi gode di un’abitazione privata per sé e per la sua famiglia (-2%), anche a causa di un significativo aumento degli sfratti per morosità (1.223 in provincia nel solo 2011). Sono in aumento i disoccupati dal 7,8% del 2001 all’11,8% nel 2011 e risulta significativamente inferiore alla media lombarda la presenza di stranieri diplomati e laureati (62,5% della popolazione straniera contro il 75% a livello regionale).

Nella seconda e nella terza parte del volume trovano spazio riflessioni e analisi generali e specifiche, legate a lavori di ricerca o alla realizzazione di progetti o buone pratiche di integrazione e di presa in carico degli aspetti di vulnerabilità della popolazione immigrata. Tra queste, le riflessioni di Alberto Guariso sui diritti antidiscriminatori consentono di comprendere più a fondo la complessità della questione, soprattutto dei diritti che vanno a contrastare una tendenza diffusa, e in qualche misura anche in aumento, a produrre distinzioni, discriminazioni e azioni di esclusione. Attraverso l’analisi puntuale delle azioni di accoglienza nell’ambito dell’emergenza Nord Africa, svolta da Ilaria Zaccheo, si coglie, invece, l’efficacia del lavoro di rete di istituzioni, associazioni e cittadini, che hanno partecipato al progetto di Accoglienza diffusa dei rifugiati.

Maddalena Colombo mette in luce le caratteristiche della presenza femminile, che a Brescia è percentualmente inferiore a quella maschile (53% di uomini, contro il 47% delle donne nel 2011), ma presenta livelli di integrazione e di istruzione maggiori di quelli degli uomini. A partire da un’esperienza di ricerca Maria Elena Comune affronta la questione economica e in particolare il rischio di povertà delle famiglie immigrate, in quanto il 42,2% degli individui del campione risulta “sicuramente povero” e solo il 30% può vantare un livello di vita simile a quello dei cittadini italiani e quindi “sicuramente non povero”. Chiara Cavagnini illustra l’esperienza della mediazione linguistica culturale nei consultori Asl del bresciano, proponendola come strumento per fronteggiare il documentato gap tra popolazione straniera e popolazione autoctona in termini di accesso ai servizi, di fruibilità e di corretto utilizzo degli stessi.

Ampio spazio viene dedicato al tema dell’integrazione delle seconde generazioni, visto che a Brescia i nati da almeno un genitore straniero rappresentano il 35% del totale dei nati, percentuale sensibilmente superiore alla media regionale e nazionale (rispettivamente 27% e 19%). In questo ambito si collocano gli interventi di Chiara Marchina che si occupa della tutela dei minori di origine immigrata, di Francesca Peano Cavasola che analizza le relazioni interetniche in un istituto della Valle Camonica, di Bianca Frigoli e Noemi Razzetti, che descrivono l’itinerario di un progetto di accoglienza e alfabetizzazione, realizzato a partire dal 2006 nell’istituto Vittoria Razzetti a Brescia e, infine, di Federica Avigo, che tratta delle rappresentazioni della diversità e delle forme di razzismo tra gli adolescenti bresciani.

Dal quadro dei contributi dell’Annuario emerge la rappresentazione della provincia come di un territorio dove l’integrazione dei cittadini stranieri incontra visibili difficoltà (erosione dell’indice di integrazione tra gli immigrati e perdita di potenziale di integrazione del territorio, solo per citare gli indici di integrazione di Orim e Cnel), ma presenta anche una ricchezza di buone pratiche in grado di favorire una nuova fondazione delle relazioni interetniche. Si tratta di costruire progetti di integrazione “dal basso”, valorizzando i soggetti e i gruppi, ma evitando chiusure individualistiche e sterili dinamiche di concorrenza tra i servizi, ma piuttosto potenziando l’incremento di capitale sociale e culturale per creare le premesse per un’appartenenza e una cittadinanza sostanziali.