Nel neonato pretermine con insufficienza respiratoria la ventilazione meccanica non convenzionale (l’High-Frequency Oscillatory Ventilation - HFOV) ha dimostrato la stessa efficacia rispetto alla ventilazione meccanica convenzionale (CMV), ma è risultata associata ad una significativa riduzione dell’intervento chirurgico per la chiusura del dotto di Botallo e ad un trend in riduzione delle forme gravi di retinopatia della prematurità. Sono questi in sintesi i principali risultati di un ampio studio internazionale denominato Pre-VILI condotto dal Gruppo Prevention of Ventilatory induced lung injury, di cui fa parte anche l’Unità operativa di Terapia Intensiva Neonatale (TIN) del Policlinico “Agostino Gemelli” di Roma. 
I risultati completi dello studio Pre-VILI, avviato nel 2006, saranno a breve pubblicati sulla rivista “Lancet”.
, sono stati presentati a Roma in occasione del primo workshop internazionale Early managemenet of respiratory distress sindrome in premature neonates, tenuto presso il Policlinico Gemelli di Roma mercoledì 10 e giovedì 11 marzo, e promosso dal Dipartimento di Scienze pediatriche medico chirurgiche e di Neuroscienze dello sviluppo del Gemelli e dalla Cattedra di Neonatologia, della Cattolica di Roma diretta dal prof. Costantino Romagnoli.

Al workshop, con il coordinamento scientifico del dr. Giovanni Vento, docente di tecniche di ventilazione meccanica neonatale della Cattolica di Roma – hanno partecipato alcuni tra i più prestigiosi esperti mondiali delle diverse tecniche di ventilazione meccanica in campo neonatologico, che analizzeranno il problema delle insufficienze respiratorie nei prematuri: un’occasione di confronto e reciproco arricchimento tra specialisti.

 

Studio Pre-Vili: tecniche di ventilazione a confronto

Il Gruppo Pre-Vili è costituito dagli autori dei vari trials randomizzati controllati che hanno confrontato l’efficacia di due tecniche di ventilazione: la ventilazione ad alta frequenza oscillatoria (HFOV) e la ventilazione meccanica convenzionale (CMV) nel trattamento dell’insufficienza respiratoria del neonato pretermine. È la prima metanalisi individualizzata per paziente in campo neonatologico sulla efficacia delle due tecniche di ventilazione meccanica, cioè lo studio che riassume e confronta i risultati di diverse sperimentazioni e studi effettuati sui piccoli pazienti.

“Nel neonato la ventilazione meccanica è solitamente una misura temporanea di supporto alla funzione polmonare fino al raggiungimento di una completa autonomia ventilatoria – spiega il direttore della cattedra di Neonatologia della Cattolica di Roma e della TIN del Gemelli Costantino Romagnoli -. Nel nostro centro dal 2001 abbiamo adottato la tecnica di ventilazione ad alta frequenza oscillatoria (HFOV) come modalità di prima scelta nel trattamento dell’insufficienza respiratoria del neonato pretermine con risultati che sono a tutt’oggi molto confortanti. Abbiamo osservato infatti una riduzione significativa dei tempi medi di ventilazione meccanica che sono passati da 7-8 giorni del 2001 a 2-3 giorni nel 2009 con una incidenza di patologia polmonare cronica che si è ridotta dal 30% al 3% nello stesso periodo di tempo, grazie all’uso di una strategia ottimale di reclutamento polmonare (l’Optimal Lung Volume Strategy) in corso di HFOV”.

“Il neonatologo - aggiunge il neonatologo del Gemelli Giovanni Vento - ha acquisito negli ultimi anni notevoli conoscenze sui principali fattori coinvolti nel danno polmonare indotto dalla ventilazione il cosiddetto 'VILI’ (Ventilator Induced Lung Injury), oltre che sulle conseguenze che possono derivare da un uso inappropriato della ventilazione meccanica ad altri organi anche distanti, come il cervello. Gli studi clinici e di laboratorio sulle diverse tecniche di ventilazione meccanica hanno contribuito in maniera determinante a comprendere l’importanza del concetto di ‘reclutare’ gli alveoli collassati e mantenere nel tempo un volume polmonare adeguato, evitando sia l’eccessivo volume corrente erogato (il volutrauma), che una pressione di fine espirazione bassa/inadeguata (l’atelettrauma). È da tenere sempre presente – continua il neonatologo Vento - che le strategie ventilatorie convenzionali e non convenzionali usate nel neonato prematuro possono influenzare la severità dell’insufficienza respiratoria, e rappresentano una delle cause principali di danno polmonare e successivo sviluppo di broncodisplasia polmonare (una patologia polmonare che determina una insufficienza respiratoria cronica), che rappresenta l’esito a distanza più temuto”.

Tra le tecniche di ventilazione meccanica non convenzionale, l’High-Frequency Oscillatory Ventilation (HFOV) è stata quella più frequentemente utilizzata in campo neonatologico perché rispetto alla ventilazione meccanica convenzionale (CMV) eroga volumi correnti molto piccoli su un polmone reclutato in maniera ottimale (cioè che ha ripreso la sua naturale funzione ventilatoria), riducendo quindi il volutrauma e l’atelettrauma, entrambi fondamentali fattori di rischio nella genesi del VILI. “La maggiore efficacia dell’HFOV rispetto alla CMV – conclude Giovanni Vento - è stata dimostrata in maniera inequivocabile su modelli animali, dove le condizioni sperimentali sono molto vantaggiose, ma non sull’uomo, dove esistono risultati contraddittori tra i vari studi. Si ritiene che, nell’ambito dell’HFOV, un ruolo importante per una sua maggiore efficacia sia svolta dalla strategia che viene applicata per reclutare gli alveoli nel più breve tempo possibile, e per mantenere un adeguato volume polmonare nel tempo”.

Tra i relatori presenti al workshop internazionale si segnalano: Martin Keszler, Direttore della Nurseries presso il Georgetown University Hospital di Washington; Jane Pillow, della School of Women’s and infants’ Health, University of Western Australia; Martin Offringa, del Dipartimento di Neonatologia Emma Childrens Hospital di Amsterdam; Filip Cools della Kliniekhoofd Neonatologie Laarbeeklaan a Bruxelles in Belgio; Ulrich Thome, della Leiter der Abteilung Neonatologie Universitatsklinik fur Kinder und Jugendmedizin zentrum fur Frauen und Kindermedizin a Leipzig, Germania.