Un passaggio epocale che non lascerà il mondo come era prima. La crisi economica e finanziaria che dal 2008 ha messo in ginocchio molti Paesi occidentali va soprattutto compresa nella sua portata. Per questo l'Università Cattolica ha deciso di avviare, con un impegno non indifferente, due ricerche d'ateneo: una di taglio più strettamente economico, coordinata dal professor Domenico Delli Gatti, che è anche capofila di una ricerca internazionale finanziata dalla Commissione europea su temi analoghi. L'altra finalizzata a individuare le cause culturali e sociali della crisi, con un gruppo di ricerca interdisciplinare di sociologi, economisti, filosofi e storici.

Quest'ultima ricerca, che ha per tema "La virtualizzazione dell'economia e la sua crisi. Pratiche e percorsi di ricomposizione tra economia e società" è condotta da 15 studiosi dell'ateneo coordinati dal sociologo Mauro Magatti, dal filosofo Francesco Botturi, prorettore dell'Università Cattolica, e dall'economista Luigi Campiglio. La scelta è guardare un unico oggetto di indagine da prospettive diverse, perché diverse sono le cause che lo determinano. L'ipotesi di partenza è che la crisi economica internazionale sia l'esito di una crescita ipertrofica della dimensione finanziaria a scapito di quella reale. Una delle cause principali di questa crisi è definibile nei termini di "rischio morale" e di diffusione mondiale di comportamenti privi di responsabilità sociale. Tra gli effetti macroscopici, un deciso aumento delle disuguaglianze economiche, una progressiva diminuzione dei risparmi, una crescita non bilanciata e una preoccupante disoccupazione strutturale.

«La plasticità estrema di tale economia finanziaria e la capacità di metamorfosi del capitale - spiegano i curatori del progetto di ricerca - riflettono e amplificano la propensione della moneta e del credito a sganciarsi dai beni, dai servizi e dal lavoro. È storicamente evidente che più la moneta, che è già di per sé un costrutto sociale assai complesso e astratto, perde il suo referente reale, più il sistema economico è in grado di auto-riprodursi come universo di segni senza significato, andando ben oltre ciò che si poteva prevedere a seguito della fine della convertibilità oro-dollaro». Ecco allora entrare in campo le diverse prospettive di analisi: «La crisi esibisce una potenza tecnica di virtualizzazione che il progetto intende approfondire non solo nella sua dimensione tipicamente economica, ma anche come un problema di ordine filosofico nelle sue premesse, e di ordine sociale nelle sue conseguenze, come dimostra la separazione tra mercato e società».

Due allora gli obiettivi da perseguire. Il primo si tradurrà in uno studio teorico degli strumenti derivati e dei problemi a essi collegabili, in particolare la formazione di "bolle speculative" e il "contagio" come elementi centrali della relazione tra finanziarizzazione e crisi. L'analisi si concentrerà inoltre sulle logiche economiche e sulle loro premesse socio-antropologiche che hanno accelerato o tentato di regolare la virtualizzazione finanziaria. L'altro obiettivo è l'analisi delle forme di resilienza agli effetti della crisi e le pratiche di ricomposizione tra economia e società, la cui separazione ha fortemente inciso sull'indebolimento del legame sociale e, di conseguenza, sull'aumento delle disuguaglianze.

Il progetto di ricerca d'ateneo coordinato dal professor Delli Gatti ha per tema "La sfida della crisi: ripensare le politiche micro e macroeconomiche" e coinvolge una ventina di economisti di due facoltà: Economia e Scienze bancarie, finanziarie e assicurative. Alla base dell'indagine, la necessità che la crisi finanziaria globale ha posto a economisti e policy-maker di sviluppare nuovi modelli interpretativi per adeguare le politiche economiche alle nuove sfide che si manifestano sia a livello microeconomico che macroeconomico. L'obiettivo del progetto è trovare nuovi strumenti analitici per affrontare lo studio degli aspetti cruciali della crisi su entrambi i versanti, per ripensare le politiche a livello individuale o di mercato e a livello globale o macroeconomico.

Tre le linee di ricerca su cui si muovono i membri del gruppo. Le prime due riguardano gli aspetti micro e macroeconomici della crisi. La terza linea realizzerà un'indagine storica sulle teorie del ciclo economico e delle crisi. Da tutte le linee di ricerca si attendono indicazioni rilevanti per il ripensamento delle politiche economiche. Gli strumenti tradizionali di stabilizzazione delle fluttuazioni - quali la politica monetaria e quella fiscale - che pure avevano contrastato efficacemente gli effetti immediati della crisi - col passare del tempo e in condizioni di crescita debole e squilibrata si stanno rivelando armi spuntate. Nel campo delle politiche di regolamentazione micro e macro prudenziale, poi, si esplorano territori in larga misura inesplorati. Su entrambi i fronti, quindi, sia micro che macroeconomico, occorre uno sforzo di fantasia per proporre interpretazioni e proposte originali.