Le donne davanti alle tv: vittime, risolte o vergognose? Quella che emerge dalla ricerca coordinata dalla professoressa Mariagrazia Fanchi del dipartimento di Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo è «una donna che è consapevole dei propri mezzi e dei propri gusti, che è riuscita a mediare tra il suo ruolo di madre e moglie e le pressioni del mondo esterno». Presentata durante la giornata di studio "Culture in fuga", la ricerca condotta dapprima in maniera quantitativa assieme all'istituto Doxa Duepuntozero, analizzando le diete televisive, e poi qualitativamente, con interviste mirate, individua cinque diversi profili di telespettatrice: le risolte, le adattive, le vergognose, le vittime e le revanchiste.

«La adattiva, una delle figure più comuni, è di solito una madre di famiglia, inserita in un ambiente digitale ricco, con consumi articolati, che è stata capace di includere nella sua dieta prodotti associati ai bambini o magari ai mariti». Altri profili risultano residuali o in deciso calo. Le vergognose, cioè le spettatrici che investono molto sui consumi televisivi e patiscono l'intromissione e le pressioni che provengono dalla famiglia; le vittime, che vivono la fruizione televisiva come un'esperienza non pienamente legittima e si sacrificano per lasciare spazio agli altri; le revanchiste, donne spesso affermate professionalmente per le quali guardare la tv e sceglierne i contenuti è un momento di affermazione della propria identità sulla quale non sono disposte a fare concessioni. «Rispetto agli anni '80 e '90 - spiega la professoressa - la donna ha acquistato consapevolezza, potere decisionale. Oggi sa cosa vuole ed è in grado di negoziare i termini della sua esperienza».

Il passaggio al digitale ha accresciuto l'offerta e ampliato la gamma di prodotti televisivi disponibili. L'arrivo della factual tv, di programmi tutorial che insegnano a vestirsi ad accudire i bambini o anche solo a relazionarsi con il partner, ha stravolto il modo tradizionale di fare televisione. «Spesso i modelli del femminile sono lontani dagli stereotipi che troviamo descritti - prosegue Maria Grazia Fanchi -. Il factual, in ogni caso, ha saputo mettere insieme la dimensione tradizionale e rassicurante e la dimensione pratica e moderna del fare che si traduce nel cercare di aderire ai modelli di donna proposti nei programmi».

Ma se è vero che in un mondo digitalizzato e mediatico come il nostro è facile attribuire alla televisione lo strapotere di formare le identità e magari di uniformarle, la donna di oggi non è semplice spettatrice di se stessa ma agisce attivamente nelle scelte e orienta con i suoi gusti anche la produzione dei programmi. «In realtà pubblico e produzioni ormai si influenzano a vicenda, non c'è una accettazione passiva ma piuttosto una continua ridefinizione. Oggi la donna sa quel vuole e lo cerca anche dentro la tv».