Oltre un italiano su dieci (il 12,7%) dopo i 40 anni soffre di una patologia renale cronica, in un terzo dei casi dalle origini poco chiare; i tre quarti dei malati non sanno di avere un problema ai reni, cosicché la malattia può progredire fino a costringere il paziente alla dialisi. Si tratta di quasi 4 milioni di over-40, maschi e femmine, ovvero un numero 100 volte maggiore degli italiani oggi in dialisi. Moltissimi di questi soggetti con patologia renale cronica potrebbero dunque nei prossimi anni andare a ingrossare le fila dei centri dialisi e della lista delle persone in attesa di trapianto di reni.

Sono alcuni dei dati emersi da un recente studio realizzato da Giovanni Gambaro, direttore dell'Unità Operativa di Nefrologia dell'Università Cattolica - Complesso Integrato Columbus di Roma e condotto in collaborazione con Antonio Lupo (Università di Verona) e Angela D’Angelo (Università di Padova). La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Clinical Journal of the American Society of Nephrology  e divulgata in occasione della Giornata Mondiale del Rene. «Molto verosimilmente -  ha spiegato Gambaro -  le malattie renali da causa sconosciuta sono nefropatie degenerative causate da diabete, eccesso di grassi nel sangue, obesità, farmaci, nonché da fumo e ipertensione».

Lo studio, chiamato INCIPE, ha coinvolto circa 6000 persone, prese in modo casuale nelle liste di 50 medici di medicina generale. Il reclutamento è avvenuto tra la primavera del 2006 e quella del 2007. I cittadini venivano convocati in 4 diversi centri di reclutamento e qui erano visitati da un medico che effettuava anche i prelievi ematici. La ricerca ha individuato che tra gli Italiani con più di 40 anni di età ben il 12% ha una nefropatia. La gran parte di essi non ne è a conoscenza. Infatti tre su 4 non sanno di avere una nefropatia. Non hanno sintomi, apparentemente sono in buona salute, pur presentando forme di diversa gravità di malattia renale.

Perché le malattie del rene sono in continua crescita?
«Il numero crescente di pazienti con malattie renali è in relazione all’invecchiamento progressivo della popolazione e all’aumento dell’incidenza di patologie legate allo stile di vita. È dimostrato, infatti, come i comuni problemi di salute delle popolazioni con un alto tenore di vita come la nostra, e cioè i livelli elevati di colesterolo, il diabete, l’obesità, la scarsa attività fisica e i valori di pressione anche solo modestamente elevati, siano dannosi anche per il rene. Il numero di nuovi casi di malati con insufficienza renale cronica costretti a ricorrere al trattamento dialitico per sopravvivere è passato dai circa 90 per milione di abitanti dei primi anni ‘90 ai circa 150 attuali. Oggi si registrano in Italia 7-8 mila nuovi casi per anno e complessivamente vi sono circa 45 mila pazienti in dialisi cronica».

Cosa comporta avere reni in cattiva salute?
«I rischi dietro l’angolo nei soggetti con nefropatia cronica sono di due tipi: le malattie cardiovascolari, come l’infarto o l’ictus in quanto le malattie renali croniche aumentano il rischio di malattie cardiache e della circolazione, e lo sviluppo di una insufficienza renale così avanzata da poter essere curata solo con la dialisi o con il trapianto di rene. Come evitare che si arrivi a tanto? Per poter curare e poter prevenire le complicanze cardiovascolari e l’evoluzione verso la dialisi è necessario individuare i pazienti con malattie renali misconosciute.
Questo richiede pochi e non costosi esami di screening, un esame urine e il dosaggio della microalbuminuria, e un prelievo di sangue per il dosaggio della creatininemia. Ci sono infatti gruppi di cittadini s maggior rischio di sviluppare nefropatie: quelli che in famiglia hanno già altri malati renali, i pazienti diabetici, gli ipertesi, quelli che fanno uso di farmaci antiinfiammatori non steroidei, i cardiopatici. È su questi cittadini che i test di screening dovrebbero essere prioritariamente effettuati».

Per curare le malattie renali quanto si spende?
«La cura delle persone con malattie renali croniche investe problematiche sanitarie di diagnosi precoce, socio-assistenziali e soprattutto economiche. Individuare anche un solo caso di malattia renale in una fase precoce può significare prevenirne l’evoluzione verso l’insufficienza renale avanzata, che richiede la dialisi. Oltre ai vantaggi per il singolo in termini di qualità di vita, ciò comporta un risparmio di denaro pubblico enorme. Infatti, in Italia il costo totale per la dialisi nel 2004 è risultato pari a oltre 1,4 miliardi di euro (la cura di ogni paziente costa tra 30 e 40 mila euro all’anno), circa il 5% della spesa sanitaria complessiva. In altre parole, curare poco meno dell’uno per mille della popolazione costa il 5% dell’intero budget, un rapporto che non esiste per nessun’altra patologia».