Riduce il tempo operatorio, ha minori difficoltà tecniche e soprattutto permette di evitare di utilizzare un nervo sano, donato dallo stesso paziente, per riparare il danno a nervi periferici del polso e della mano lesionati in conseguenza di traumi da incidenti sul lavoro o stradali, o avvenuti in ambito domestico. L’innesto di guide neurali artificiali in collagene, impiantate attraverso interventi di microchirurgia, è una realtà e l’Unità operativa di Ortopedia e chirurgia della mano del Complesso integrato Columbus-Università Cattolica di Roma vanta una delle maggiori casistiche al di fuori degli Stati Uniti (paese "leader" nel settore): ha effettuato finora con successo oltre trenta impianti. L’auspicio è che a breve possa partire un trial clinico europeo per confermare i risultati ottenuti sperimentalmente grazie a una nuova guida neurale (o neuroguida), chiamata NeuroBox, ideata e brevettata dai ricercatori della Cattolica di Roma. 

Antonio MerolliL’occasione per fare il punto su queste sofisticate tecniche è stato il conseguimento dei primi diplomi, avvenuto nei giorni scorsi alla sede di Roma, del corso di perfezionamento in Chirurgia sperimentale dei nervi periferici mediante guide neurali artificiali. Il corso, prima esperienza nazionale ed europea, è stato promosso dal dipartimento di Scienze ortopediche e traumatologiche del Policlinico Gemelli. «Ciò che più ci soddisfa – spiega Antonio Merolli, dell’Unità operativa di Ortopedia e chirurgia della mano della Cattolica di Roma e direttore del corso – è l’interesse che anche in Italia si sta creando per la formazione specialistica in queste tecniche innovative». L’impiego, inizialmente sperimentale, delle guide neurali risale a circa 20 anni fa, principalmente negli Stati Uniti d’America. L’Unità diretta dal professor Francesco Catalano è stata una delle prime a impiegare le guide neurali, sviluppandone la ricerca con brillanti risultati. 

L’impianto di guide neurali. I nervi periferici  del polso e della mano,  possono subire dei traumi dovuti a incidenti sul lavoro, in ambito domestico o anche a seguito di incidenti stradali. Il recupero della funzionalità dei nervi periferici presenta maggiori difficoltà pratiche rispetto ad altre strutture corporee. I progressi tecnologici di microchirurgia e ingegneria dei tessuti hanno permesso di sviluppare tecniche che in molti casi consentono di ricostruire i nervi danneggiati degli arti, compatibilmente con l’entità del danno subito.

Il nervo lesionato può essere riparato facendo recuperare all’arto le funzioni originarie perdute grazie alle guide neurali artificiali, condotti cilindrici all’interno dei quali la rigenerazione nervosa può avvenire in maniera protetta dall’ambiente circostante e orientata nello spazio.

Francesco Catalano«La sfida è iniziata tre anni fa, con il contributo tutti i componenti della mia équipe - afferma il professor Catalano – con risultati soddisfacenti. Oltre 30 impianti sono stati eseguiti in circa altrettanti pazienti. In particolare notevoli sono i risultati sia in termini di riduzione del tempo operatorio, che delle difficoltà tecniche riscontrate. L’intervento viene eseguito mediante l’impiego di tecniche di microchirurgia. A volte, dopo un periodo che può variare generalmente dai 3 ai 9 mesi, il paziente può venire sottoposto a un secondo piccolo intervento detto di “neuroguidolisi” in occasione, per esempio, di interventi su lesioni concomitanti alle ossa o ai tendini dovute all'originario incidente. In questo caso  si è potuto esplorare la guida e valutare macroscopicamente la rigenerazione». «Negli interventi di neuroguidolisi la nostra casistica supera ogni altra nota, anche rispetto agli Stati Uniti - spiega il dottor Merolli, che è membro dell’American Society for Peripheral Nerve (ASPN) -. Nei nostri pazienti abbiamo finora riscontrato la rigenerazione macroscopica nell’85% dei casi esplorati».

«L’impiego principale delle guide neurali – spiega Merolli – è nelle lesioni dei nervi periferici, soprattutto a livello del polso e della mano, dove vi sia una perdita di sostanza che abbia lasciato uno spazio vuoto tra i monconi del nervo. Quando il segmento di nervo mancante non supera i due centimetri, le guide neurali rappresentano un’alternativa all’innesto nervoso autologo o autotrapianto. Con questa nuova tecnica chirurgica si evita che il paziente sacrifichi un nervo sano da utilizzare quale donatore per l'innesto, con il rischio che in caso di insuccesso il paziente si ritrovi con due lesioni invece di una. Con queste tecniche non è trascurabile anche l’aspetto psicologico della relazione terapeutica – continua -: infatti, non è facile per il paziente accettare la perdita della funzione di un proprio nervo sano, né è semplice per il chirurgo dimostrare la “minore utilità” del nervo donatore».

Neurobox, il brevetto dell’Unità di Ortopedia e chirurgia della mano. L’attività di ricerca condotta dall'équipe del professor Francesco Catalano sta aprendo nuove prospettive terapeutiche, suscitando grande interesse nella comunità scientifica del settore grazie a una serie di lavori, pubblicati su riviste internazionali. Frutto di questi studi sulle guide neurali è il NeuroBox: si tratta di una guida di nuova concezione ideata e sviluppata dal dottor Merolli e dal professor Catalano, che costituisce un Brevetto internazionale dell'Università Cattolica (registrato WO/2008/029373), al momento sperimentata con successo in un modello animale. «Il prossimo obiettivo dei nostri studi - afferma Merolli - è quello di ottenere, entro il prossimo anno, l’approvazione da parte dell’Unione Europea per un trial clinico sull’uomo, volto a rigenerare i nervi periferici di polso e mano con il dispositivo da noi ideato».