di monsignor Claudio Giuliodori *

Con questa celebrazione, quindi, sperimentiamo la feconda e intima unione tra l’evento apparentemente ordinario, ma pur sempre straordinario del Natale e l’evento straordinario del Giubileo che altro non è se non l’invito a vivere fino in fondo l’ordinaria e incessante azione della Misericordia divina. Grati al Signore per questi doni preziosissimi che riceviamo dalla sua infinita bontà dobbiamo però anche domandarci che cosa significhi per noi, come Ateneo dei cattolici italiani, vivere questo momento di grazia.

Lo facciamo consapevoli della vocazione propria di una Università Cattolica che è quella di coltivare e trasmettere un umanesimo in grado di spalancare le mirabili prospettive di una vita personale e sociale pienamente realizzate secondo la misura alta della misericordia divina. Per questo, come affermava già il Beato Paolo VI nella Populorum progressio (27 maggio 1967) occorre mettere in campo una formidabile opera educativa perché «è un umanesimo plenario che occorre promuovere. Che vuol dire ciò, se non lo sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini? Senza dubbio l’uomo può organizzare la terra senza Dio, ma senza Dio egli non può alla fine che organizzarla contro l’uomo. L’umanesimo esclusivo è un umanesimo inumano» (n. 42). Come coltivare e promuovere nel nostro Ateneo un tale umanesimo plasmato dalla misericordia divina?

Una prima e pregnante indicazione ci viene da quanto Papa Francesco ha detto alla Chiesa italiana in occasione del discorso tenuto a Firenze aprendo i lavori del V Convegno ecclesiale lo scorso 10 novembre: «Possiamo parlare di umanesimo solamente a partire dalla centralità di Gesù - affermava -, scoprendo in Lui i tratti del volto autentico dell’uomo. […] Non dobbiamo addomesticare la potenza del volto di Cristo. Il volto è l’immagine della sua trascendenza. È il misericordiae vultus. Lasciamoci guardare da Lui. Gesù è il nostro umanesimo». […] Siamo pertanto chiamati a vivere una fede dinamica, incentrata sull’incontro con il Cristo vivo e operante nella storia, alla luce del quale non si da più alcuna separazione tra conoscenza e prassi, tra fede e vita.

Ne deriva una seconda indicazione utile per vivere il Natale e il Giubileo straordinario della Misericordia: costruire assieme una prossimità solidale e misericordiosa. La misericordia divina spoglia l’esperienza cristiana da ogni possibile maschera o chiusura intellettualistica per rivestirla di una concreta e operosa solidarietà. […]

Possiamo allora domandarci: sono riconoscibili i tratti della misericordia sul volto del nostro Ateneo? Credo di sì. Soprattutto quando si presenta come un luogo dove le persone vengono prima della burocrazia; quando l’apertura della mente e del cuore in un processo di educazione integrale viene prima dell’accumulo di nozioni e dell’acquisizione di un titolo; quando la coscienza di avere una missione da compiere a servizio del bene comune viene prima della ricerca del proprio tornaconto; quando l’apertura alle istanze veritative e trascendenti non si piega alla frammentazione dei saperi e ad una cultura materialista e immanentista.

Questo patrimonio che ci è stato consegnato dai fondatori ed è stato coltivato per lunghi decenni da chi ci ha preceduto, ancora oggi ci contraddistingue e ci qualifica. Deve essere, però, attentamente curato e continuamente verificato, non seguendo le mode del tempo o paradigmi di puro efficientismo. Serve il coraggio di una visione ampia e nello stesso tempo profonda, ben radicata nei valori fondamentali e per questo capace di vera innovazione, originale e creativa, sostenuta da intelligenze e cuori capaci di farsi interpreti dell’inesauribile fecondità dello Spirito Santo.

In questo anno giubilare credo, inoltre, che al nostro Ateneo sia affidata una missione peculiare in coerenza con la sua storia e la sua identità: farsi promotore di una “cultura della misericordia” offrendo approfondimenti, sviluppando confronti, condividendo testimonianze.

Parteciperemo anche noi ai grandi eventi con il Pellegrinaggio a Roma in programma il 9 aprile alla vigilia della Giornata Nazionale dell’Università Cattolica e poi con una delegazione di studenti che sarà presente a fine luglio a Cracovia per il Giubileo dei giovani in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù. Ci saranno proposte di momenti spirituali per vivere, soprattutto in quaresima, cammini di riconciliazione.

Non mancheranno occasioni formative per approfondire i contenuti di questo anno straordinario alla luce della Bolla di indizione che è ricca di suggestivi spunti teologici, pastorali e culturali. Un gruppo di professori nell’ambito del progetto “Filosofia ed esperienza religiosa” in collaborazione con la Libera iniziativa culturale di Ateneo, il Collegio dei docenti di Teologia e il Centro pastorale stanno elaborando un percorso con iniziative che serviranno per approfondire alcuni temi legati alla cultura della misericordia.

Ma c’è un aspetto su cui come Università Cattolica siamo stati direttamente interpellati, o forse sarebbe meglio dire “provocati”, da Papa Francesco nel discorso del 21 novembre scorso al Congresso Mondiale delle scuole e università cattoliche quando ha invitato «gli educatori e le educatrici a ripensare - è un compito da fare in comunità! - le opere di misericordia, le 14 opere di misericordia; ripensare come farle, ma nell’educazione». La domanda su cui siamo chiamati a lavorare è esattamente: «Come posso fare perché questo Amore del Padre che viene specialmente sottolineato in quest’Anno della Misericordia, arrivi nelle nostre opere educative?».

Certamente rifletteremo su questo, ma soprattutto dovremo cercare di condividere la straordinaria ricchezza di opere di misericordia, che dal punto di vista intellettuale, culturale e sociale, sono già ben presenti nella nostra comunità universitaria. Per favorire questa conoscenza apriremo una finestra sul web del nostro Ateneo. Così potremo raccontarci, ma anche far conoscere agli altri, le tante opere di misericordia corporali e spirituali di cui siamo artefici. La necessità e la bellezza di condividere storie di misericordia mi è stata suggerita dall’incontro avuto di recente con due ricercatori chiamati dalle rispettive facoltà a diventare professori associati. Uno mi ha presentato il volume in cui raccontava il percorso, curato anche da una nostra équipe, di riconciliazione tra i familiari delle vittime delle stragi degli anni di piombo e i terroristi di allora. L’altro mi ha illustrato il progetto realizzato con un gruppo di lavoro del nostro Ateneo per un sistema di bond (in questo caso buoni) finalizzati alla creazione di cooperative e aziende per insegnare mestieri e dare lavoro ai carcerati. Sono solo due esempi dei tantissimi che potrei portare. Con umiltà ma spero con la collaborazione di tutti, docenti, studenti e personale, proveremo a scoprire assieme i mille volti con cui la misericordia è presente e opera nel nostro Ateneo.

* Assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica. Scarica il testo integrale dell’omelia

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