Di Marco Della Vedova *

«Finché funziona Internet, io resisto». È con questa frase che rispondo spesso agli amici quando mi chiedono come va in questo periodo di “quarantena”. Penso infatti a come sarebbe diversa la permanenza forzata in casa senza la Rete e rabbrividisco. L’unica attività che faccio diversamente da prima che ha diminuito il mio personale utilizzo di Internet credo sia cucinare con più calma. Questo forse vale solo per me, ma in generale tutti noi ora facciamo via web alcune cose che normalmente facevamo dal vivo. Solo alcuni esempi, restando nel nostro mondo universitario: le lezioni, gli esami, le riunioni. Oppure: gli incontri con gli amici, le visite ai parenti, la messa. C’è poi tutta una serie di altre attività a basso uso di Internet che ora non è possibile fare, come passeggiare, correre, guidare. Il tempo che dedicavamo a quel tipo di cose, ora viene spesso dedicato ad attività fatte online.

Il cambiamento improvviso nelle abitudini di così tante persone contemporaneamente ha causato, dal punto di vista infrastrutturale vari effetti, primo fra tutti l’aumento del traffico sulla Rete. Alcuni dati: la regione Piemonte ha comunicato di aver misurato un aumento pari al 50% del traffico di febbraio rispetto a gennaio ; Fastweb ha registrato un aumento del 40% sulle sue reti durante i picchi di traffico serali ; Cloudflare, una delle maggiori reti di distribuzione di contenuti, ha stimato un aumento del traffico nel nord Italia pari al 30% nella settimana dal 5 al 12 marzo.

E allora la domanda da porsi è: resisterà la Rete a quest’improvviso aumento di traffico? La risposta è probabilmente sì, ma con temporanei disservizi. Per capire il motivo bisogna avere un’idea basilare di come Internet funziona, da un punto di vista fisico. Semplificando molto, l’infrastruttura di Internet è composta da cavi, router, client e server. I client sono i dispositivi degli utenti (i nostri cellulari, tablet e computer), i server sono dei grandi computer dove sono memorizzati i dati che ci interessano (testi, immagini, video, ecc.), i router sono dei dispositivi intermedi che servono per smistare il traffico sui giusti cavi. Così come nei router/modem di casa le informazioni arrivano da un cavo e vengono smistate (spesso via wireless) ai nostri dispositivi collegati, anche nei router “industriali” che fanno parte dell’infrastruttura le informazioni arrivano da vari cavi e vengono smistate verso altri router fino ad arrivare a quello di casa. Tutti questi dispositivi hanno un limite massimo al carico di informazioni che possono gestire (la famosa “banda”). Quando il limite viene raggiunto, si verificano disservizi. Di conseguenza, a seconda di dove questi ingorghi di informazioni si verificano, possiamo avere esperienze di tipologie di disservizio diverse: se si “intasa” il router di casa perché ci sono troppi dispositivi collegati, l’effetto sarà un disservizio “locale” di Internet solamente a casa nostra; se invece è un server ad avere problemi, tutti gli utenti riscontreranno dei disservizi ma limitatamente alle informazioni memorizzate su quel particolare server; se infine l’ingorgo è su un router infrastrutturale, l’effetto sarà un rallentamento generalizzato di Internet in una certa regione geograficamente più o meno ampia a seconda dell’importanza del router stesso. In tutti questi casi, si tratta di disservizi temporanei che verranno mitigati non appena un numero sufficiente di utenti si disconnetterà.

Ecco quindi alcune indicazioni di utilizzo consapevole di Internet. Così come restiamo a casa per non diffondere il virus, ognuno di noi può fare qualcosa per diminuire il rischio di congestionare la rete. La cosa a cui più si deve fare attenzione sono i video, perché sono i contenuti più “pesanti” a livello di banda. Per esempio, in una video-chiamata con diversi partecipanti, è buona norma disattivare il video se non è funzionale (anche l’audio è meglio disattivarlo, ma non tanto per il traffico di rete, quanto per evitare di creare rumore di fondo). Oppure, se la sera c’è un film che ci piace alla TV, guardiamo quello invece di uno in streaming. Oppure ancora, per quanto riguarda lo streaming, accontentiamoci di una qualità (nel senso di definizione video) più bassa del solito. A questo proposito, alcuni dei grandi distributori di contenuti come Netflix, YouTube, Facebook, Amazon, hanno temporaneamente ridotto la qualità video dei loro servizi: da HD e ultra-HD a SD (cioè Standard Definition, 720×480 pixel, come i vecchi DVD).

Può essere utile considerare Internet in questo periodo come l’acqua: siamo moralmente autorizzati ad utilizzarne di più (lavandoci più spesso le mani / facendo più video-call) ma dobbiamo sempre evitare gli sprechi!

* Docente di Informatica nella facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, Università Cattolica, campus di Brescia