Pubblichiamo il testo integrale dell’intervista che il professor Agostino Giovagnoli, docente di Storia contemporanea nella facoltà di Lettere e filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha realizzato per il quotidiano cinese “Guangming Ribao”.
 



Di fronte a quest’epidemia, la comunità umana ha un destino comune. Durante il summit speciale del G20, il nostro presidente Xi ha detto che tutti i paesi devono riunirsi e aiutarsi a vicenda. Secondo lei, ‘la comunità umana dal futuro condiviso’ del nostro presidente coincide con l’andamento della storia umana?

La pandemia di Covid 19 mostra che l’umanità è oggi sottoposta a grandi sfide che non conoscono frontiere e che riguardano tutti, come quelle dell’ambiente e della pace mondiale. Sono il segno di quel destino condiviso che rende tutta l’umanità un’unica comunità, come afferma il presidente Xi. Papa Francesco ha detto in questi giorni: “Siamo tutti sulla stessa barca”. Però la storia umana non sta ancora andando nella direzione della ‘comunità umana dal futuro condiviso’. Questa grave pandemia mostra che bisogna cambiare strada: i popoli e i governi devono muoversi insieme sulla base di una volontà comune.   

Secondo lei, quali sono le influenze sulla società umana di quest’epidemia? Quale lezione possiamo avere dopo questa pandemia?

Questa pandemia ci lascia una grande lezione: tutti hanno bisogno di tutti. E tutti avranno bisogno di tutti anche dopo il coronavirus. Ci saranno infatti molte cose che si possono ricostruire solo insieme: un migliore sistema sanitario a livello mondiale e nei singoli paesi; un sistema economico internazionale che aiuti tutti a riprendersi, in particolare i paesi più poveri; un maggior sviluppo nella comunicazione digitale e nell’intelligenza artificiale ecc.  

Quando l’epidemia è esplosa in Cina, tanti paesi ci hanno donato materiali sanitarie, poi la Cina ha dato una mano agli altri paesi, come valuta questo tipo di amicizia e collaborazione?

Le autorità e il popolo cinese sono stati molto generosi con gli altri paesi. Non tutti purtroppo hanno riconosciuto e apprezzato ciò che la Cina sta facendo e questo non è giusto. La Croce Rossa e la Chiesa cattolica cinese hanno inviato molti aiuti anche alla Santa Sede, che ha ringraziato pubblicamente. Questa mutua collaborazione, prima verso la Cina e poi dalla Cina verso gli altri paesi, è il primo passo verso un clima di maggior cooperazione a livello internazionale. La Cina non è oggi solo una grande potenza ma è anche un Paese-leader, che ha la responsabilità di costruire insieme agli altri il futuro del mondo. Essere paese leader impone doveri speciali: rinunciare talvolta ai propri interessi per fare quelli degli altri, non imporre sempre le proprie opinioni per far crescere la fiducia reciproca, non fare gesti che possano sembrare aggressivi… Credo che in questo momento storico sia richiesta alle autorità e al popolo cinese molta pazienza.

Dopo questa pandemia, cosa devono fare i governi per migliorare le abilità della governance?

Siamo in una situazione simile a un dopoguerra, come quello dopo la Seconda guerra mondiale, quando tutto il mondo sentì il bisogno di una maggiore collaborazione e vennero fondate nuove organizzazioni internazionali come l’ONU e la FAO. Dopo la pandemia bisogna, prima di tutto, far cessare le guerre in tutto il mondo (Siria, Libia, Yemen…) e aiutare chi è più in difficoltà, per esempio condonando il debito dei paesi più poveri. Vanno inoltre rifondate le forme della cooperazione multilaterale, che negli ultimi anni hanno vissuto una grave crisi, sulla base di una maggiore fiducia reciproca, di un progetto comune e di una maggiore capacità di decisione. Non basta più cercare la mediazione tra gli interessi dei singoli popoli, bisogna realizzare ciò che è nell’interesse dell’umanità; non bastano più soluzioni win win bisogna compiere scelte basate sulla solidarietà; non basta gestire i problemi più urgenti giorno per giorno, bisogna seguire grandi priorità.     

Che ruolo gioca l’umanesimo in questa guerra contro Coronavirus?

Solo l’umanesimo può ispirare questo progetto comune così grande e ambizioso come quello di un nuovo ordine internazionale basato sulla pace, la collaborazione e la solidarietà. Prima della pandemia, in molte parti del mondo soffiavano forti correnti nazionalistiche e sovraniste (e spesso i loro leader sono tra quelli che hanno gestito peggio l’emergenza nei loro paesi) e durante la pandemia si sono manifestati pregiudizi, razzismo e intolleranza (per esempio verso i cinesi, purtroppo anche in Italia). Si è cercato un nemico cui attribuire tutte le colpe della pandemia. Ma per costruire un’unica comunità umana, ogni uomo deve riconoscere in ogni altro uomo un suo simile non un suo nemico. Questo è l’umanesimo, che raccoglie quanto c’è di meglio in tutte le grandi tradizioni culturali, morali, politiche e religiose del mondo, come la regola universale di Confucio: ji suo bu yu, wushi yu ren, non imporre agli altri quello che non desidereresti per te stesso.