L’articolo del professor Andrea Monticini, docente di Econometria alla facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Università Cattolica, fa parte dello speciale dedicato alle sfide che attendono il nuovo governo
Non appena il presidente del Consiglio ha annunciato le sue dimissioni, si è immediatamente materializzata la prospettiva di una probabile formazione di diversa maggioranza parlamentare e i mercati hanno prontamente risposto con la diminuzione, in modo molto marcato, dei rendimenti dei titoli di stato. Che cosa è successo? Gli investitori hanno avvertito il superamento del rischio di ridenominazione del debito pubblico italiano da euro in altra diversa moneta percepita certamente di minor valore. In altre parole, gli investitori, da maggio 2018, non avendo certezza che l’Italia intendesse restare dentro la moneta unica, hanno richiesto maggiori rendimenti a protezione di questo possibile rischio.
Quali le cause che originavano questi timori? Le motivazioni derivavano dagli annunci disordinati e ambigui della maggioranza parlamentare che sosteneva il precedente governo. Questa ambiguità, a fronte di discutibili scelte di politica economica, non solo ha comportato una maggior spesa per interessi per le finanze pubbliche, ma ha disorientato anche gli operatori economici. Il nuovo governo sarà chiamato a prendere decisioni importanti per il futuro del Paese, si pensi al tema del fisco, della politica industriale, delle infrastrutture, della compagnia aerea nazionale, ecc. Per tutti questi temi è importante che il nuovo Governo e la sua relativa maggioranza parlamentare, esprimano posizioni chiare e precise, iniziando dal confermare quello che dovrebbe essere ovvio, ovvero che gli impegni sanciti nei contratti firmati, siano rispettati. Questo comportamento virtuoso sarà già di per sé in grado di sciogliere le incertezze di famiglie e imprese e quindi contribuire a riprospettare, anche in Italia una crescita economica.