L’articolo della professoressa Milena Santerini, docente di Pedagogia sociale e interculturale alla facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica, fa parte dello speciale dedicato alle sfide che attendono il nuovo governo
Il nuovo governo dovrà dare alla scuola, all’università e alla ricerca molta più attenzione di quanto sia stato fatto negli ultimi mesi. Tra continue “emergenze” spesso enfatizzate e la sottovalutazione delle competenze, infatti, si è dimenticata la chiave fondamentale dello sviluppo del paese e cioè l’istruzione. Contrasto alla dispersione scolastica e impegno per il successo formativo di tutti devono passare in prima linea. In altre parole, più politiche per gli studenti che per il personale.
Siamo agli ultimi posti in Europa come percentuale degli Early school leavers e, soprattutto, va colmato l’enorme gap sud-nord nella qualità dell’istruzione. La formazione degli insegnanti, obbligatoria, deve orientarsi verso competenze psicopedagogiche e didattiche per i bambini e gli adolescenti all’era di Internet.
A cominciare dallo sviluppo dei servizi per l’infanzia fino all’edilizia scolastica abbiamo bisogno di innovazione educativa e non certo - come alcuni scrivono - di tornare alla “scuola di una volta”. Più sostegno alla formazione professionale dovrebbe sostenere l’inclusione.
L’Università ha bisogno di mezzi per la ricerca, mentre spesso non si sono utilizzati pienamente i fondi europei. Molti dei problemi del Paese nascono da un malcelato disinteresse verso il paziente e lungo processo dell’educazione delle nuove generazioni.