L’articolo del professor Raul Caruso, docente di Economia della pace alla facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere dell’Università Cattolica, fa parte dello speciale dedicato alle sfide che attendono il nuovo governo
di Raul Caruso
Il governo “giallorosso” nasce per ridimensionare le spinte sovraniste e favorire la riconciliazione con i tradizionali partner europei e internazionali. Questi obiettivi ne giustificano l’esistenza e ne influenzeranno la durata.
M5S e Pd hanno pubblicato ventisei punti programmatici per dare vita a questa nuova esperienza. Per quanto riguarda la politica economica, al di là degli obiettivi con forte impatto mediatico (riforma fiscale, piano straordinario di investimenti, riduzione delle disuguaglianze e impegno a favore dei lavoratori), si ritrovano riferimenti più interessanti a beni pubblici e beni comuni quali acqua, scuola e sanità e un’economia sostenibile focalizzata sulla protezione dell’ambiente. Questi si basano su un modello alternativo di sviluppo che pone al centro la sostenibilità e che quindi rappresenterebbe un elemento di novità sostanziale rispetto al recente passato nel momento in cui si andranno a disegnare politiche economiche concrete.
Rimangono, però, perplessità in merito alla politica europea ed estera. Vi è infatti un riferimento a un’Ue più inclusiva e solidale e quindi è auspicabile un impegno in questo senso presso le istituzioni europee. Non vi sono, però, indicazioni in merito alla politica estera più ampia e in particolare non vi è alcun riferimento alla posizione dell’Italia rispetto alla Russia, che era un punto distintivo del precedente governo.
Nel contempo, non vi sono indicazioni in merito alla risoluzione del 14 novembre 2018 del Parlamento europeo sull’implementazione di misure più incisive per limitare le esportazioni di armamenti e mancano indicazioni anche in merito all’eventuale progetto di una difesa comune in Europa. In pratica, alcuni aspetti chiave del futuro dell’integrazione europea non sono evidenziati. C’è da augurarsi che siano solo “sviste strategiche” e non incapacità di leggere le reali criticità del prossimo futuro.