Oltre un milione e mezzo di euro per affermare Cremona come distretto del latte e del dolce. Con “Cremona Food-Lab” l’Università Cattolica, coinvolgendo entrambe le facoltà presenti nel campus, lancia sul territorio un polo di ricerca e servizi per le imprese nel settore agroalimentare.

Il progetto triennale ha ricevuto da Fondazione Cariplo un finanziamento 1.120.000 euro nell’ambito del piano “Interventi emblematici maggiori”, a cui si aggiungono i contributi di 480.000 euro della Regione Lombardia e di 270.000 euro del Comune, e gli ulteriori cofinanziamenti della Camera di Commercio e della Provincia di Cremona.

«È una svolta positiva per la presenza dell’Università Cattolica a Cremona e non solo a Cremona: alla didattica e alla ricerca di laboratorio si affianca un'attività di innovazione di processi produttivi e di prodotti alimentari ancora più vicina alla realtà produttiva» afferma il preside della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali della sede di Piacenza-Cremona Lorenzo Morelli.

Professore, che ruolo può giocare il nuovo laboratorio nel settore agroalimentare cremonese? «L’Ateneo è già stato parte attiva nel far scoprire a Cremona l’esistenza di un doppio binario economico: non solo il latte ma anche il dolce. Il futuro è la costruzione e qualificazione di questo distretto come un insieme di aziende produttrici e di servizi».

Il progetto fa interagire centri di ricerca, fondazioni, aziende e istituzioni. Qual è l’importanza di creare network in questo settore? «L’Agroalimentare è fondamentale per la creazione di ricchezza del nostro Paese, e l’Expo Milano 2015 lo ha dimostrato. L’Esposizione ha “risvegliato la coscienza” agroalimentare degli Italiani e ha permesso di riscoprire un patrimonio culturale ed economico che, a differenza di quello archeologico e artistico, è “condivisibile” con il resto del mondo: far mangiare vero “made in Italy” è possibile ed è un punto fondamentale del rilancio dell’economia».

Però il comparto deve affrontare alcuni limiti. «Il problema è che produce ricchezza attraverso micro o mini aziende: la maggior parte degli alimenti in Italia è prodotto da artigiani, bravissimi ma di piccolissime dimensioni. E questo rende difficile fare innovazioni di prodotto e di processo. Creare un network e dare vita a un distretto è un modo per ovviare a questo limite».

Cosa offrirà, in particolare, Cremona Food-Lab? «Ci mettiamo a servizio dell’industria alimentare con interventi che vanno dai corsi di aggiornamento e formazione allo sviluppo di impianti pilota fino a ricerche mirate sulle esigenze delle aziende. Il nostro sarà un centro di ricerca molto applicativo per aiutarle a fare nuovi prodotti e nuovi processi tecnologici».

Che spazio può offrire per giovani ricercatori e laureati? «Scienze agrarie ha attivato già tre spin-off e ne sta preparando altri due: potrei definirla una facoltà ad alta vocazione imprenditoriale. Ma è anche chiaro che fornendo vantaggi competitivi alle aziende si aumenta anche la possibilità di impiego per i nostri laureati».