Non esiste solo il ’68 che tutti conosciamo. C’è anche una sorta di ‘anima’ cattolica della contestazione giovanile di fine anni Sessanta. Basti pensare alle richieste di rinnovamento ecclesiale suscitate dal Concilio, che hanno alimentato le speranze di una parte significativa della gioventù più ‘impegnata’, spesso organizzata in associazioni e realtà studentesche italiane ed europee che hanno dato un contributo rilevante alla contestazione di fine decennio.

È un processo che ha coinvolto i luoghi dell’educazione cattolica, all’interno dei quali sono maturate molte delle tensioni sfociate nel Sessantotto. Non a caso, il movimento è iniziato in largo Gemelli in anticipo sui tempi, nell’autunno del ’67: per gli studenti contestatori l’Ateneo del Sacro Cuore, in forza della sua qualificazione confessionale, avrebbe dovuto essere il cuore pulsante della protesta.

A cinquant’anni dall’esplosione della contestazione studentesca, che vide giovani di tutta Europa occupare scuole e università in nome di nuove istanze di libertà e in aperta opposizione al mondo borghese, il Dipartimento di Storia dell’economia, della società e di Scienze del territorio “Mario Romani” dell’Università Cattolica organizza nelle giornate di giovedì 3 e venerdì 4 maggio (Aula Pio XI, largo Gemelli 1 - Milano) un’iniziativa scientifica  dal titolo “Towards 1968 Catholic students in Europe during the Sixties” dedicata al ruolo che hanno avuto nel movimento di protesta associazioni e realtà studentesche cattoliche, italiane ed europee. La globalità della contestazione si deve, infatti, alla presenza di reti di collegamento e di relazioni transnazionali, così come presuppone la circolazione di idee e di riferimenti culturali, che hanno alimentato le diverse specificità nazionali.

L’evento seguirà l’itinerario degli studenti cattolici europei negli anni Sessanta, non per farne una sezione separata nell’insieme della più estesa mobilitazione giovanile, ma perché nel corso del «lungo Sessantotto» il protagonismo dei giovani è stato favorito da urgenze certamente ascrivibili al mondo cattolico.

L’iniziativa, organizzata da Maria Bocci, Daniele Bardelli, Marta Busani e Paolo Valvo, farà dialogare studiosi italiani e stranieri su una prospettiva di lungo periodo, indispensabile per cogliere le origini della contestazione studentesca, che ha accelerato cambiamenti socio-culturali già in atto nella società occidentale negli anni del boom economico. Il protagonismo generazionale, la vocazione antiautoritaria, la valorizzazione della soggettività individuale e collettiva, il radicalismo e la circolazione transnazionale – elementi che caratterizzano il Sessantotto rendendolo un fattore di forte discontinuità – sono infatti comprensibili solo all’interno di un processo ben più prolungato, che ha superato gli stessi anni Sessanta, avendo ricadute notevoli nella storia occidentale.

A questi ambiti e a questi contesti giovanili sono dedicate le riflessioni previste da questa iniziativa, alcune più spostate sul versante europeo e sulle esperienze presenti in diversi paesi dell’Europa occidentale, altre attente invece al caso italiano. Non mancheranno approfondimenti sul Sessantotto dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che si rivela un buon punto di osservazione per indagare il nesso tra appartenenza cattolica e attitudine contestativa. Occorre comprendere, infatti, come e perché molti dei più attivi contestatori provenissero dal cattolicesimo organizzato e fossero ospitati nei collegi universitari che erano, da sempre, il fiore all’occhiello dell’Ateneo fondato da padre Agostino Gemelli.


La foto in alto risale al periodo di dicembre 1967-gennaio 1968. L’altro storico scatto (17 novembre 1967) ritrae il rettore Ezio Franceschini e i manifestanti. Le immagini sono dell’Archivio generale per la storia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Sezione fotografica