Il patto transatlantico rappresenterà un’importante occasione per rafforzare la tutela dei prodotti made in Italy, con particolare attenzione alle produzioni di qualità?: è questo uno dei temi di riflessione del Caffexpò tenutosi il 21 giugno scorso presso la sala Piana della sede piacentina dell’Università Cattolica. All’incontro coordinato da Ettore Capri e da Francesco Timpano - Università Cattolica di Piacenza – hanno partecipato Gabriele Canali, consigliere Ministro Politiche Agricole nonché docente all’Università Cattolica, Linda Brugioni e Francesca Lotta, avvocati presso lo Studio Legale Bird & Bird e Alessandro Sciarra, Trademark Attorney, Bird & Bird.

A seguito dell’approvazione del Food Safety Modernization Act, chi esporta prodotti alimentari negli Stati Uniti è tenuto ad assicurare standard di sicurezza alimentare analoghi a quelli vigenti negli Stati Uniti. La nuova legge, alla quale sono seguiti diversi atti di implementazione, impone ai produttori più alti standard di sicurezza alimentare nonché l’adozione di piani di controllo volti ad evitare atti di adulterazione volontaria negli alimenti. Si tratta di una riforma che interessa in particolar modo le aziende agroalimentari italiane, le cui esportazioni in USA, nel 2015, valgono ben 3.2 miliardi di euro con una crescita del 20% rispetto al 2014. Questi dati importanti, tuttavia, rischiano di essere ridimensionati dal fenomeno dell’Italian Sounding. Si stima che ben 2 prodotti su 3, venduti all’estero come italiani, in realtà non lo siano. Tra i prodotti più falsificati vi sono i formaggi, seguiti dai vini e conserve.

“Ci troviamo di fronte – ha spiegato Francesca Lotta, avvocato e dottore di ricerca Agrisystem – ad una vera rivoluzione del diritto alimentare americano, che si è resa necessaria a causa di emergenze alimentari recenti. Questo ha portato allo sviluppo di nuove norme di sicurezza alimentare che cambiano gli obblighi di chi importa e di chi esporta, con la necessità di stringere nuovi accordi di equivalenza come quello già stilato da Nuova Zelanda e Stati Uniti”falsificati vi sono i formaggi, seguiti dai vini e conserve.