Nel pieno del cammino di Avvento la comunità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma si è riunita giovedì 10 dicembre nella Concelebrazione Eucaristica presieduta dall’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori nella Chiesa Centrale dell’Università. Quest’anno la celebrazione si è arricchita anche dello spirito del Giubileo della Misericordia, aperto lo scorso 8 dicembre da Papa Francesco, diventando così il momento di apertura dell’Anno Giubilare per l’intero Ateneo che culminerà il prossimo 9 aprile 2016 nel pellegrinaggio a San Pietro di tutte le sedi.


di monsignor Claudio Giuliodori

«Io sono il Signore, tuo Dio, che ti tengo per la destra e ti dico: “Non temere, io ti vengo in aiuto”». Questa parola del profeta Isaia che abbiamo ascoltato nella prima lettura dobbiamo accoglierla come rivolta a noi, qui riuniti in questo tempo di Avvento per prepararci al Santo Natale. La bella tradizione di ritrovarci assieme come comunità universitaria della sede romana, con le sue componenti accademica e sanitaria, per accogliere l’Emmanuele, il Dio con noi, riceve infatti da queste parole del Profeta una particolare luce che consente di comprendere meglio ciò che stiamo vivendo e il senso del nostro impegno quotidiano, delle difficoltà e delle attese, delle fatiche e speranze. 

Sappiamo quanto sono grandi le sfide che abbiamo affrontato e quelle che ancora ci attendono. Se stiamo ritornando ad una certa normalità, il Natale ci ricorda che il nostro impegno deve essere comunque sempre straordinario. La nostra istituzione, per la sua storia e la sua missione, non può essere compresa solo con criteri umani, non può essere inquadrata solo dentro norme e schemi degli ambiti accademici o sanitari, per altro molto angusti e spesso penalizzanti, non può essere valutata solo con parametri tecnici ed economici. Se con tutto questo dobbiamo misurarci perché fa parte della nostra vocazione e in tutto dobbiamo essere più che all’altezza, come per altro siamo e come da tutti ci viene riconosciuto, dobbiamo però ancor più e soprattutto essere capaci di rendere visibile e testimoniare che tutto questo è un dono che abbiamo ricevuto e che custodiamo gelosamente. È il dono che il Signore ha fatto alla sua Chiesa e a questo Paese. 

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