Quando l’arte e la scienza si incontrano il risultato non può che essere mirabile. Ed è il miracolo della numismatica, che è certamente scientifica ma ha anche un valore artistico. Ne abbiamo parlato con la professoressa Claudia Perassi, docente di Numismatica alla Facoltà di Lettere dell’Università Cattolica di Milano, la custode del tesoro di monete dell’Ateneo. «Conoscere le monete significa conoscere la storia, approcciando la materia con una metodologia di studio molto precisa». È lo studio di una parte della nostra storia, la moneta in tutte le sue sfaccettature. 

Perché studiare Numismatica? «Si tratta di una disciplina molto intrigante, che permettere di trarre moltissime considerazioni dal punto di vista storico, economico, artistico e archeologico. Ma intrigante era anche il mio maestro, il professor Guido Belloni, di cui abbiamo peraltro celebrato il centenario della nascita con un convegno negli ultimi giorni di dicembre nel quale abbiamo esposto anche una ventina di monete della nostra collezione. La sua cultura, preparazione e apertura mentale mi avevano affascinata, spingendomi ad approfondire gli studi in numismatica. Mi sono dunque laureata e ho poi frequentato la scuola di specializzazione in archeologia con una tesi sulle monete ritrovate in Lomellina».

Come sono strutturati i corsi e le attività nel dipartimento di Storia, Archeologia e Storia dell’Arte? «Il corso di Numismatica viene erogato soprattutto per studenti degli indirizzi storici e di beni culturali. Due sono le fasi. Dapprima la parte teorica, in cui spiego l’evoluzione della moneta nel mondo antico; poi una parte di tipo pratico, che suscita grande interesse perché non capita spesso di poter tenere in mano una moneta emessa molti secoli fa. La grande collezione di monete dell’ateneo permette ai nostri studenti di entrare in contatto con i manufatti, imparando a leggerli, catalogarli e a inserirli nel contesto storico. Negli anni ’90, nei cortili dell’Università Cattolica, sono stati attuati molti scavi archeologici che hanno portato alla scoperta di una necropoli e di parte dell’abitato. Qui sono state trovate molte monete. Trovarne una in uno scavo ha un valore importante, poiché significa poterne raccontare il cammino».

Come nasce e cosa contiene la collezione numismatica d’ateneo? «La collezione è formata da tre lotti. Il primo è il più prestigioso ed è composto dalle monete acquistate dal professor Belloni. Sono 132 in totale, senza dubbio le più belle della collezione. Il secondo lotto invece è un lascito. Alla fine degli anni ’80 la professoressa Anna Margherita Delfina Vachetta di Aqui Terme ha donato la propria collezione numismatica - oltre 3.500 pezzi – all’Università Cattolica. L’ultima sezione della collezione comprende infine poco più di cento monete. Si tratta di parte della collezione privata del professor Belloni, consegnata all’università dalle sorelle dopo la morte del professore. Abbiamo quindi a disposizione una collezione di circa quattromila monete dell’area mediterranea e che seguono un excursus storico notevole, dall’età greca a Vittorio Emanuele II».

Il ruolo della moneta oggi è chiaro. Ma qual è stata la sua funzione nei secoli? «L’introduzione della moneta nella società determina la fine dalla cosiddetta “fase pre-monetale”. Se in questo periodo il valore di un bene veniva stabilito attraverso la pesatura (per esempio, i lingotti non avevano un valore pre-determinato ma dovevano essere pesati), con la moneta si introduce un’idea nuova: si passa dal pesare al contare. Ciò che si verifica è che il valore di un oggetto viene quantificato sulla base della conta di un bene che presenta già un valore definito. Questo bene è la moneta. In area mediterranea la monetazione si avvia in Asia minore, l’odierna Turchia. Le prime monete, tra la fine del VII secolo a.C. e l’inizio del VI a.C., erano coniate in un metallo chiamato “elettro”, una lega di oro e argento. Proprio la moneta è l’indicatore cui riferirsi per comprendere lo stato dell’economia di una società in un certo periodo».

Qualche esempio? «La nostra collezione d’ateneo presenta molte monete di particolare interesse. La prima risale all’età romana repubblicana. Si tratta di un denario in argento. Al dritto abbiamo un Mercurio con i suoi tipici attributi, un soggetto che si trova anche in altre emissioni in età repubblicana. La particolarità di questa moneta è infatti riscontrabile osservandone il rovescio. Qualunque attento osservatore potrà rendersi conto della scena raffigurata, che rappresenta un personaggio in piedi, con un cappello frigio e con in mano un bastone, che viene accolto da un cane festoso. Si tratta del ritorno a casa di Ulisse, accolto dal cane Argo. La ragione della presenza di un soggetto letterario su questa moneta è che la famiglia cui apparteneva il monetario romano che l’ha messa era originario di Tuscolo, città secondo la tradizione fondata da Telegono (figlio di Ulisse e Circe). La scelta del soggetto è dunque un richiamo alle glorie della sua famiglia».

Un altro esempio? «Un’altra moneta interessante è un solido, una moneta d’oro di Costanzo II, imperatore alla metà del IV secolo. Una moneta molto bella, forse la più preziosa della nostra collezione. Sul diritto vi è il busto di Costanzo II. Sul rovescio si trovano invece due figure femminili sedute in trono. Dall’iconografia possiamo comprender di chi si tratti. La figura a sinistra ha un elmo sulla testa, è armata e ha una gamba scoperta fino al ginocchio; la figura di destra indossa una corona turrita, entrambe le gambe sono coperte ma uno dei due piedi è sulla prua di una nave. Questi particolari ci consentono di riconoscere le personificazioni delle città di Roma e Costantinopoli. Proprio da questa moneta possiamo leggere la divisone dell’Impero, non ancora formalizzata ma già con le due capitali fondate».