John Helliwell (University of British Columbia in Canada e coeditore del World Happiness Report dell’Ocse) ha commentato la classifica internazionale della felicità. La classifica è guidata da Svizzera, davanti a Islanda, Danimarca e altri paesi del Nord Europa. Emerge per la prima volta l’impatto della crisi economica degli ultimi anni sulla soddisfazione di sé delle popolazioni più colpite: l’Italia scende al 50esimo posto perdendo 0,8 punti in una scala da 1 a 10, meglio della Grecia dove l’indice ha subito il maggiore calo al mondo riposizionando il paese ellenico al 102esimo posto. Ma Helliwell ha sottolineato anche le differenze regionali all’interno degli Stati, evidenziando soprattutto l’effetto negativo delle grandi città e quello positivo del “senso di appartenenza” territoriale.
Così Philip Morrison (Victoria University of Wellington, Nuova Zelanda) ha verificato empiricamente la correlazione inversa tra benessere soggettivo e agglomerazione urbana con le grandi metropoli che registrano un differenziale negativo rilevante in termini di soddisfazione nella vita rispetto ai piccoli centri e alle aree rurali. Quindi la felicità non solo dipende da fattori personali (prima decresce e poi risale con l’età) e genetici, dal reddito (sale fino ad una certa soglia di reddito ma poi ne è indipendente), dal reddito relativo (conta di più il confronto con gli altri che il nostro livello assoluto). Ma è anche legata al luogo dove viviamo, alla città. Di qui un ripensamento necessario sulle esternalità negative derivate dall’urbanizzazione continua in corso in questi decenni nel mondo.
Infine Filomena Maggino (Università di Firenze) ha presentato l’esperienza italiana del BES, ovvero dei nuovi indicatori di benessere equo e sostenibile, introdotti dall’Istat dal 2013 con 12 domini tematici: salute, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, ambiente, ricerca e innovazione, istruzione e formazione, paesaggio e patrimonio culturale, qualità dei servizi. Tra i 130 indicatori specifici, è interessante sottolineare come siano inserite anche variabili relative al paesaggio e al patrimonio culturale, per affermare che la qualità della nostra vita dipende anche dalla bellezza intorno a noi, che non può più essere considerato un aspetto ancillare e solo estetico della nostra vita collettiva. Non solo indicatori di reddito, lavoro, servizi ma aspetti soggettivi quali appunto bellezza dei luoghi, senso di identità, spirito di condivisione e reciprocità.